Qualche Sutrino lo dovrebbe riconoscere, pensateci !!!

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Dal sito di Nicola Severino

 

Mezzo millennio di Ora Italiana

Oggi nessuno piu’ ricorda cosa sia l’ora Italica (eccetto quelle persone che studiano astronomia e gnomonica). Se non ci credete, provate a chiedere in giro! Probabilmente vi risponderanno che si tratta di una nuova tappa ciclistica o di un nuovo derby calcistico…A parte gli scherzi, devo dire che queste cose si trovano scritte su pochissimi libri d’orologeria meccanica (come il Simoni ed altri). Attorno al 1989, quando iniziai ad occuparmi di gnomonica, mi ritrovai faccia a faccia con un quadrante che non avevo mai visto. Lo trovai nella piazza principale di Arpino, importante cittadina di cultura latina in provincia di Frosinone. Tale quadrante attiro' la mia attenzione per il fatto che recava al suo centro un ferro, triangolare come una lama, molto somigliante ad uno gnomone di orologio solare. Mistero. Aveva la numerazione disposta come un orologio meccanico, ma era da I a VI in numeri romani e con delle grossolane suddivisioni. Ero convinto che non si trattasse di un orologio solare, ma chiedendo in giro alla gente del posto, soprattutto ad anziani che potevano ricordare qualcosa, questi mi dicevano che era anticamente un orologio solare. Il mistero si infittisce. Poco tempo dopo mi fu chiesto da un veterano gnomonista italiano cosa fosse uno strano quadrante con numerazione da I a VI che aveva visto sul muro di un’abbazia marchigiana. Stesso mistero. Chiesi lumi all’Ammiraglio Girolamo Fantoni e questi non pote' dirmi altro che era un orologio "cosiddetto alla romana"! Un giorno, girovagando per Roma, mi ritrovai di fronte lo stesso quadrante sulla chiesa di S. Maria dell’Orto in Trastevere. Questa volta fui piu’ fortunato perché grazie ad un appassionato, Giorgio Consolini, riuscii ad avere un libretto di un certo P. Romano, del 1944, in cui trattava degli orologi di Roma [1]. Fu grazie a questo libretto che si riusci' a risolvere il mistero nel tempo di una sola lettura del suo testo.

Il quadrante era si detto "alla romana" perché pensato, realizzato e diffuso soprattutto a Roma e nell’ambito religioso del Lazio, ma la sua funzione era quella di indicare con il suono delle campane le antiche Ore Italiche, adottate soprattutto dalla Chiesa. Il sistema italico si era diffuso in Italia verso la meta' del XIV secolo e i primi orologi meccanici da torre che indicavano tale sistema avevano il quadrante con numerazione romana da I a XXIV. Celebri sono quelli della Basilica di San Marco a Venezia e molti altri.

Con le campagne napoleoniche si converti' gran parte degli orologi italici nel sistema detto appunto "alla francese", con il quadrante in 12 ore e pari al nostro moderno sistema astronomico che computa il tempo in 24 ore da una mezzanotte alla successiva. Ma solo con Pio IX si ebbe il vero cambiamento che e' rimasto definitivo.

In una traccia del libro di Simoni [2], si recupera un'indizio molto importante che potrebbe segnare l'inizio dell'epoca in cui gli orologi italici con numerazione da I a XXIV furono soppiantati poco per volta dal nuovo sistema di 6 in 6.

Infatti, nel Simoni si legge che in un documento napoletano del 1481, e' annotato che un certo Antonio Catalano fu pagato per aver costruito un orologio che aveva la mostra con numerazione da I a XXIV ore ed il suono delle campane suddiviso di 6 in 6. Si puo' credere, quindi e data l'utilita' e la facilita' sia della lettura che dell'ascolto delle campane, che da quel periodo si comincio' a pensare di adottare la suddivisione di 6 in 6 anziché da I a XXIV.

Per saperne di più visitate il sito www.nicolaseverino.it