Santa Dolcissima

© di Luigi Zuchi - IV 2015

 

Recenti pubblicazioni e convegni sul culto di S. Dolcissima ci hanno indotto a contribuire alla devozione e fede dei Sutrini con vari inediti documenti presenti nell’archivio storico Sutrino oltre le effigi della stessa antecedenti il 1793. (foto 1)

La liturgia attuale identifica S. Dolcissima come “Vergine sutrina del III secolo e Martire per la fede” ma poco si tramanda del culto o del personaggio storico. Una epigrafe medievale, da alcuni datata IV secolo e presente nella Cappella della Santa ci rammenta il dies natalis (16 settembre, giorno del martirio) “Tu sei beata, o vergine Dulcissima, che per il tuo Dio avesti in odio il mondo: per te è fatto più grande il regno dei cieli. Intercedi per noi. Il giorno natale di questa vergine si celebra nel XVI giorno delle calende di ottobre”. Alcuni storici sostengono che si tratti di una copia dell’originale trovato nelle catacombe di S. Giovenale andato distrutto, altri, in base al formulario ed ai caratteri grafici, definiscono l’iscrizione ascrivibile al XVIII secolo, viceversa, uno studioso locale la colloca nel periodo della dominazione longobarda in base alla “gi maiuscola” scritta con l’asta in giù e come esempio riferisce di una iscrizione presente nella cattedrale di Chiusi dedicata a re Liutprando, con lo stesso tipo di carattere, datando la stessa al 700 o al più 800 d.C., aggiungendo che nei secoli precedenti e successivi non si è fatto più uso di tale carattere grafico. (foto 2)

La figura di S. Dolcissima viene da taluni associata a S. Mustiola vergine e martire del territorio di Chiusi che veniva definita “dulcissima” vezzeggiativo della dolcezza del mosto (musto) dal quale Mustiola prenderebbe il nome.

L’accostamento tra Dulcissima e Mustiola nasce in epoca remota ed è incentrato sulla figura del martire Felice compatrono, unitamente a S. Eusebio della città di Sutri fino all’anno 1664.

Il Martirologio Geronimiano del V secolo ricorda il giorno 23 novembre per la commemorazione in Tuscia di un martire di nome Felice unitamente a quella di S. Mustiola di Chiusi.

Presso il museo della cattedrale di Chiusi è conservato un dipinto del 1500, presumibilmente del pittore Sodoma, nel quale è rappresentata la Madonna con in braccio il Bambino ed a sinistra la martire Mustiola con lo strumento del suo martirio (piombata) e a destra, inginocchiato, il martire S. Felice (foto 3).

Il martire Felice, presumibilmente originario di Sutri, esercitante l’attività pastorale in Falerii Novi e territorio circostante, è ricordato come presbitero e nell’anno 274, regnante Aureliano, il 23 giugno fu condannato per ordine del prefetto Turcio ad essere colpito sulla bocca con una pietra per aver predicato la nuova fede; il luogo del martirio era la pubblica piazza del Foro di Sutri. Il diacono Ireneo, trasgredendo alla norma che vietava le esequie dei giustiziati, lo seppellì fuori delle mura della città nei pressi dove scorreva il fosso detto Pozzuolo. Ireneo fu catturato e deportato, a piedi nudi, nelle prigioni di Chiusi ed ivi sottoposto a torture in presenza di Mustiola; entrambi subirono il martirio il tre luglio dell’anno 274.

Paolo Bondi, canonico e Vicario foraneo di Trevignano, nel suo “Saggio Storico dell’Antichissima città di Sutri -1936-Firenze”, opera contrassegnata dal desiderio di esaltare e glorificare il passato storico della ns. Città, (vedi il termine Antichissima, autentico falso storico, poi ripreso e confermato dal Nispi-Landi il quale arbitrariamente, senza alcun documento al riguardo, assegna ad Innocenzo III alla metà del mese di novembre del 1207, presente a Sutri per 3 giorni per la consacrazione della nuova chiesa Cattedrale, la gratifica di tale termine, peccato che tutti gli atti notarili sia pubblici che privati presenti nell’archivio storico sutrino dal 30.1.1383 fino al 10.1.1784 la Comunità sutrina viene sempre definita Antiqua Civitas Sutrii) trascrive un documento nel quale il culto di S. Dolcissima è associato alla devozione rivolta a S. Mustiola di Chiusi: “In un antico manoscritto latino, che si conserva presso il nobile prefato Amico Sig. Conte Luigi Flacchi-Cialli, e che si compiacque somministrarmi nella circostanza in cui ebbi l’onore di presentargli il presente Saggio Storico, si riporta ancora che sotto l’imperatore Valeriano il detto prefetto Turcio informato del pio religioso ufficio prestato dal diacono Ireneo nel dar sepoltura presso le mura della città di Sutri al corpo del prete sutrino S. Felice nella notte del 23 giugno in cui soffrì il glorioso martirio, ordinò fosse cinto di catene, e trascinato presso il suo carro fino a Chiusi città in Toscana, dove per comando di quell’Imperatore portavasi per eseguire contro altri detenuti cristiani la solita barbara carneficina. Giunto appena colà il fece chiudere nelle carceri in compagnia degli altri seguaci fedeli del Vangelo.

     Informato quindi che la pia Matrona Mustiola consobrina di Claudio Principe praticava atti di religiosa pietà verso i medesimi li condannò tutti all’istante ad essere martirizzati, e segnatamente il diacono Ireneo, che lo fece straziare co’ più crudeli tormenti alla presenza della detta Matrona, che forse erasi ritirata in quella città per applicarsi più liberamente nell’esercizio delle virtù cristiane: essa poi lo stesso giorno tre luglio riportò egualmente il glorioso trionfo del martirio, e quindi implorata dal clero e popolo Sutrino sotto il nome di S. Dolcissima Vergine e Martire, fu sempre onorata con singolar divozione per loro principale patrona e protettrice.”

Per recuperare tale importante documento, si è fatto ricorso a Padre Mauro Mezzadonna amico del superstite Luigi Flacchi, residente in Roma, il quale ha dichiarato che presumibilmente il documento è stato alienato dai discendenti di Michele fu conte Luigi Flacchi deceduto il 12.2.1942 e sepolto nel cimitero di Sutri.

Il Nispi-Landi nel libro “Storia dell’Antichissima Città di Sutri 1887” sostiene al contrario che S. Mustiola è Matrona e pertanto come uso dei Romani, maritata che avesse figli o no. Inoltre sostiene che il manoscritto antico riportato dal Bondi è una copiatura erronea del Martirologio dell’Usuardo, e aggiunge che il corpo di S. Dolcissima è a Sutri e S. Mustiola è a Chiusi. L’urna di S. Mustiola nella Cattedrale di Chiusi, definita Vergine e Martire, smentisce parzialmente le tesi del Nispi-Landi. (foto 4)

Le immagini di S. Dolcissima, sia nei dipinti di Giuseppe Antonio Olivieri (1783) che dello Schmidt (1793), raffigurano ai piedi della Santa “la piombata”, sorte di triplice frusta terminante in sfere metalliche strumento del martirio, associata alla palma, immagine che si ripete per Mustiola Vergine e Martire del territorio di Chiusi. (foto 5)

Il più antico documento che richiama il culto di S. Dolcissima è il sinodo Sutrino pubblicato il 14.10.1371 (indetto dal Vescovo Angelo già arciprete di S.Maria di Vetralla) che, oltre che richiamare San Felice martire e Eusebio Vescovo e confessore, ricorda Dulcissime Virginis.

Il 6.8.1407, in un atto testamentario di donna Angela figlia di Ser Angelo Lelli Pucci e moglie del nobile sutrino Panalfucio Guidarelli, la stessa dichiara di donare un panno di sirico listato da apporre sull’urna delle reliquie nella festa della beata Dulcissima [atto del notaio Stefano Marcoli protocollo 1098].

In un atto dell’11.4.1466 rogato dal notaio Giovanni Cobuzi si dice che l’altare di S. Dolcissima era nella parte destra della Cattedrale al confine con il muro del Vescovato [volume 23].

La festività di S. Dolcissima viene citata nello statuto sutrino unitamente alla festività di S. Eusebio (18 dicembre), Passione, S. Anna, S. Lucia, S. Francesco, S. Antonio Abate e S. Sebastiano con imposizione che chi non venerava tali festività cadeva nella pena di 10 bolognini.

L’1.8.1541 [volume 125 notaio Giovanni Conti] il presbitero Valerio Pythio, vicario del Vescovo, aveva dettato il proprio testamento dichiarando di donare 40 scudi alla Cappela di S. Dolcissima per fare una finestra con tabernacolo dove riporre e detenere le reliquie dei Santi sutrini.

In un atto della Comunità del 23.4.1551 [volume 2 – anni 1544-1551] rogato dal notaio Ser Domenico Palozzi Cancelliere della Comunità si cita: “Pagati scudi due e bolognini 10 per il palio dato nella festività di S. Dolcissima, al tempo del Confaloniere Giovanni Andrea dell’Anguillara”.

In un atto della Comunità del 18.9.1593 [volume n.5] erano stati pagati a Tullio Palozzi (aromatario seu farmacista) bolognini 90 per l’acquisto di una torcia per l’altare di S. Dolcissima.

Il 19.9.1597 [volume n.5] la Comunità aveva pagato a Gerardo Zannetti scudi uno e bolognini 60 per un pallio per la festa di S. Dolcissima.

 

DONAZIONI ALLA CAPPELLA DI S.DOLCISSIMA

Il 16.9.1528 la testatrice donna Angela moglie di Francesco fu Domenico Sabe sutrina dona un parato del costo di 20 fiorini alla Cappella di S.Dolcissima [atto del notaio Ser Giovanni Cialli volume 293].

L’8.8.1533 il testatore Giovanni Andrea Salonni sutrino dona all’altare di S.Dolcissima 10 fiorini per il suo ornamento [atto del notaio Ser Paolo Pierleoni volume 184].

Il 3.2.1536 la testatrice donna Lucia fu maestro Domenico di castro Bassano di Sutri dona tre Palii, uno per l’altare del SS.Salvatore, l’altro per l’altare di S.Dolcissima e uno per l’altare di S.Antonio del valore di 40 Carlini per ogni Palio [atto del notaio G. Battista Ladislai volume 171].

Il 10.12.1548 la testatrice donna Alessandra fu Bernardo Saraceni di Civitate Sutri dichiara di lasciare un parato all’altare di S.Dolcissima per un valore uno scudo [atto del notaio Ser Giovanni Cialli volume 311].

Il 6.10.1582 la testatrice donna Alessandra fu Giovanni Orlandi lasciava all’Ara di S. Dolcissima un pannucolo magno [atto del notaio Camillo Cotices volume 430].

 

PROTETTRICE E PATRONA

Il 2.11.1661 [volume 14 anni 1656-1738] in una lettera della sacra Congregazione del Buon governo inviata alla Comunità di Sutri si dice: “alcune considerazioni di buon governo hanno dato ora motivo al Nostro Signore di commendare quando da alcuno dei luoghi dello stato ecclesiastico potesse pensarsi alla elezione di qualche personaggio con titolo di Protettore del luogo, non debba ciò permettersi senza avere prima ottenuto la permissione e licenza della Santità sua. Dovrete però voi modificare costì la mente di Sua Beatitudine perché venga puntualmente eseguita sotto pena della disgrazia della Santità Sua e Dio si contenti”. Firmato Card. L.Chigi – segretario Mario Fani.

Il 16.9.1662 [volume 24 anni 1657-1664] la Comunità aveva pagato giuli 11 a Bartolomeo Pasquini, per libbre 5 e mezzo di polvere da sparo dell’artiglieria nella processione di Santa Dolcissima, non advocata.

Il 19.10.1664 [volume 12 anni 1663-1674] il Consiglio Comunale dell’Antica Città di Sutri in persona del sig. Silvio Paluzzi Confaloniere e dei due Anziani con la presenza del dottor Giulio Carlo Cialli vice Governatore, al punto 20 dell’ordine del giorno si dichiara “La cappella di S. Dolcissima, non advocata, non ha la solita elemosina della cera perché si dava detta cera alla Cappella di San Felice e S. Eusebio Protettori e nell’anno del contaggio fu dichiarata Protettrice di detta città, ordiniamo che la cera che si dava a questi altri darla a questa Cappella”.

Il 16.9.1665 [volume 26 anni 1665-1667] la Comunità di Sutri aveva pagato al maestro Giovanni Olivieri e la sua banda musicale di Bagnaia la somma di scudi 2 per aver suonato durante la festività di S. Dolcissima.

Il 12.12.1665 [volume 19 anni 1665-1675] la Comunità di Sutri aveva pagato al sig. Antonio Cavallo (del Cavallo) uno dei Santesi della Cappella di S. Dolcissima la somma di giuli 4 e mezzo per l’elemosina della torcia per il giorno della festa di S. Dolcissima del presente anno.

 

 

LA NUOVA CAPPELLA

Il 5.5.1667 [notaio Pietro Pancrazio volume 541] il sig. Antonio fu Francesco Cavallo (del Cavallo) giacente infermo in letto dichiara che nel suo precedente testamento rogato a Roma dal notaio Giovanni Ciancalini il 2.11.1658 aveva disposto di costruire la nuova Cappella di S. Dolcissima nella Chiesa Cattedrale utilizzando buona parte dei suoi beni ed i lavori erano iniziati dopo il primo testamento, precisando che la Cappella era prima nell’altare delle Reliquie dei Santi ed ora tutti i suoi legati si intendevano a favore della nuova Cappella. (Una iscrizione marmorea presso la navata destra della chiesa di S. Francesco rammenta tale evento).

Il 12.9.1682 [volume 13 anni 1682-1692] la Comunità di Sutri si dichiara disponibile a pagare per la prossima festa di S. Dolcissima 3 scudi per la giostra della bufala e scudi 2 per un Palio.

Il 29.9.1690 [volume 20 anni 1687-1700] la Comunità di Sutri aveva pagato scudi 2 e cinquanta per il palio corto da cavalli che si era corso per S. Dolcissima.

Il 30.5.1695 [volume 565 del notaio Angelo Antonio Nesola], il canonico Giuseppe Titi esattore della Cappela di S. Dolcissima unitamente a Sebastiano Suscioli esecutore testamentario con l’assenso del Card. Millini vescovo della diocesi di Nepi e Sutri avevano commissionato a Filippo Coretti e Giuseppe Antonio Pignattelli entrambi di Viterbo di indorare a tutte loro spese sì d’oro che di mordente tutta la Cappella di S. Dolcissima, eccetto i fondi e facce dei Cherubini, nel temine del prossimo 15 settembre e tale lavoro doveva iniziare entro il 15 giugno p.v. L’oro che bisognerà per detta indoratura lo deve comprare Sebastiano Suscioli in Roma e sia oro zecchino e che il prezzo si debba computare e sgravare dalla somma che si prometterà ai suddetti Artisti i quali dovranno anche a loro spese imbiancare detta Cappella. L’esecutore testamentario e l’esattore sono tenuti a far alzare i ponti a spese della Cappella. Il prezzo del lavoro degli indoratori compreso il prezzo dell’oro ammonta a scudi 150 da pagare di mano in mano che faranno il lavoro.

L’11.9.1695 [volume 13 anni 1682-1696] la Comunità di Sutri aveva fatto richiesta al rev. Card. Savo Millini nostro Vescovo, di ottenere la licenza di portare processionalmente il corpo di S. Dolcissima per la Città, il giorno della festa di detta Santa, il quale benignamente si è compiaciuto concederla, il Consiglio Comunale si era impegnato di comprare quattro torcie per il sig. Governatore e i sigg.i della Magistratura e lasciarle alla Santa, tanto più che in questo anno non si fa altra spesa di Palii.

Il 25.4.1696 [volume 566 del notaio Angelo Antonio Nesola] essendo deceduto l’artista Filippo Coretti, gli esecutori della Cappella di S. Dolcissima avevano affidato il lavoro di indoratura della Cappella all’artista Giovanni Battista Marmorelli di Fiume abitante in Viterbo alle stesse condizioni economiche stabilite con il Coretti e Pignattelli. Terminato il lavoro nella Cappella di S. Dolcissima il Marmorelli indorerà la cappella del SS. Sacramento prospiciente quella di S. Dolcissima.

Il 15.9.1699 [volume 20 anni 1687-1700] La comunità di Sutri in persona di Giovanni Antonio Mancinelli depositario si impegnava a pagare al canonico Bortaca scudi uno e bolognini 60 per il panegirico nella festa di S. Dolcissima e scudi quattro per la giostra della bufala nel medesimo giorno oltre uno scudo per un Palio, per la giostra del Saracino, che era di manto di Spagna.

 

SEPOLTURE NELLA NUOVA CAPPELLA DI S. DOLCISSIMA

L’1.6.1679 il testatore Bartolomeo fu Antonio Zuchi dichiara di essere sepolto nella Cappella di S.Dolcissima [atto del notaio Michelangelo Suscioli senior vol. N.C.9].

Il 12.7.1688 il testatore Carlo fu Angelo Cristalli dichiara di essere sepolto nella Cappella di S.Dolcissima [atto del notaio Michelangelo Suscioli volume 554].

Il 17.10.1696 il testatore Felice Ricci figlio del fu Antonio di S.Agata, sutrino dichiara di essere sepolto nella sepoltura davanti alla Cappella di S.Dolcissima [atto del notaio Michelangelo Suscioli senior volume 555].

Il 15.2.1697 il testatore Sante fu Domenico Ricci sutrino dichiara di essere sepolto davanti la Cappella di S.Dolcissima [atto del notaio Michelangelo Suscioli volume N.C.9].

Il 20.2.1837 il Capitolo della Chiesa Cattedrale di Sutri concesse al notaio Luigi fu Massimiliano Patricelli sutrino (ma il padre originario di Bassano di Sutri) lo jus- patronato della Cappella di S.Dolcissima con diritto esclusivo di sepoltura personale estesa ai suoi discendenti per il costo di 60 scudi [liber Capitolorum].

 

LA STATUA

La statua di S. Dolcissima, pregevolissima opera dalla quale saranno ispirati tutti i futuri dipinti, nella tradizione locale viene definita di scuola del Bernini, al riguardo un atto della Comunità di Sutri attinente la revisione dei conti della depositaria del 1706 esercitata dal sig. Marco Filippo Cialli, fatta dai sigg. Giuseppe Nesoli e Filippo Mezzaroma laici e dall’Arciprete Famiano Nesoli Sindaco ecclesiastico estratti dal bussolo [volume 93 anni 1706-1710, pagina 55] recita testualmente: “All’esattore della Cappella di S. Dolcissima per il resto dei 40 scudi stabiliti per la valuta della statua di detta Santa, con licenza della Sacra Congregazione – pagati scudi 30”. (foto 6)

Il 28.7.1707 [volume 93 atti anni 1705-1712] il sig. Giovanni Antonio Mancinelli, per conto della Comunità, aveva pagato scudi 6 al sig. Sante Pancrazio per aver dipinto sopra Porta Vecchia l’immagine di S. Dolcissima e San Felice e lo stemma del Vescovo e stemma della Comunità.

Il 20.3.1716 [volume 83 anni 1708-1723] l’affittuario del provento del macello doveva fare la solita bufalata per la festa di S. Dolcissima.

Il 14.10.1727 [volume 84 anni 1724-1739] il consiglio della Comunità sutrina aveva deliberato di erogare scudi 25 ogni anno alla Cappella di S. Dolcissima per la musica e cera, chiedendo la licenza alla Sacra Congregazione del Buon governo.  

Il 26.1.1737 [volume 84 anni 1724-1739] il rev. Capitolo della Cattedrale aveva fatto istanza al consiglio Comunale di Sutri di avere qualche porzione di cera in onore di S. Dolcissima ns. Protettrice “la quale hanno risoluto portare in processione la di lei statua solennemente e processionalmente per tutta la Città ad effetto che detta Santa voglia da Dio intercedere la grazia di tener lontano da questo nostro territorio il corrente morbo epidemico bovino. Il consigliere segreto Giovanni Antonio Mancinelli propose che sarebbe bene che questa nostra Comunità in onore di detta Santa, per l’effeto di cui sopra, contribuisca con 12 candele, di una libra ognuna, per illuminare la macchina dove viene situata detta Santa e altre 6 candele di tale peso per porle nei candelieri d’argento che è solito portare davanti detta Santa come anche prendere le torcie a calo per farle portare nella processione dai religiosi regolari di questa Città. La proposta fu approvata all’unanimità”.

Il 29.8.1743 [volume 157 anni 1739-1775] il canonico Giuseppe Suscioli santese della Cappella di S. Dolcissima supplicava la Comunità di Sutri di usufruire di parte della somma di scudi 30 assegnati in tabella per la festa di S. Dolcissima, per rifare il piedistallo ossia zoccolo della statua di detta Santa.

Il 26.4.1764 [volume 87 anni 1763-1769] la Comunità di Sutri aveva deliberato una nota di spese ammontanti a scudi 19 e bolognini 57 “da erogare in onore della gloriosa vergine e martire S. Dolcissima, ns. Protettrice per fare un Triduo di Processioni di Penitenza con la macchina di detta Gloriosa Santa pregandola di intercedere presso la S. Divina Maestà per i beni spirituali e temporali bisogni di questo Pubblico per la prossima raccolta dei viveri”.

Il 30.8.1766 [volume 157 anni 1739-1775] una lettera della sacra Congregazione del buon Governo diretta alla Comunità di Sutri, si dichiara “Nelle presenti critiche circostanze si è fatto istanza di solennizzare la festa di S. Dolcissima colle funzioni sagre solamente, lasciando per questo anno le altre dimostrazioni di giubilo solite da farsi in occasione della festa medesima”.

Il 21.2.1767 [volume 157 anni 1739-1775] una lettera della sacra  Congregazione del buon Governo aveva imposto alla Comunità di Sutri di non spendere la somma di scudi 100 per la festa di S. Dolcissima in Corse, Fuochi, Spettacoli, Pranzi e Rinfreschi ma di erogarli in favore dei poveri a causa delle continue calamità. Per onorare la festività della Santa erano permesse le sole sacre funzioni religiose.

Il 13.9.1767 [volume 87 anni 1763-1769] il Conte Giuseppe Cialli aveva personalmente assunto a sé le spese inerenti la festa di S. Dolcissima, “non più per un giorno solo (come sempre osservato) ma per tre giorni (triduo) con aver ampliata e fornita di solenne paratura, famosa illuminazione, due composizioni di musiche, due fuochi, tre Palii di velluto e altre disorbitantissime spese a segno tal che gli altri anni per un sol giorno si andava a spendere circa scudi 150 compresoci l’Elemosina e in quest’anno và a toccare scudi 700: anzi di più abbia per decoro di questa Città fatto un acquisto di un perfetto Organetto portatile (scudi 110) quale ogni anno dovrà servire per una siffatta festa ed altre, a piacere di detto Consiglio”.  

Il 30.12.1790 [volume 88 anni 1786-1792] il Consiglio Comunale di Sutri in persona del Cap. Pietro Cialli, uno dei Consiglieri segreti, propose: “di nominare per Deputati della prossima festa di S. Dolcissima sua Ecc.za il principe Benedetto Giustiniani e sua Eccellenza Mons. Giuseppe Muti-Papazzurri già Casali, Confallonieri e Consiglieri Segreti di Palla D’Oro. In secondo luogo nominò tutti i consiglieri segreti e Confallonieri di esercizio viventi e descritti in tabella; cioè i sigg. Cap. Francesco Antonio Nesoli, Cap. Pietro Cialli, Ten. Antonio Mezzaroma, Ten. Francesco Nisi, Cap. Filippo Antonio Tondi, Filippo Marchetti, dott. Francesco Mancinelli, Camillo Scaccia, Luigi Flacchi, Paolo Mancinelli, Stefano Bisconti e Massimiliano Patricelli che attualmente occupano il posto di Consiglieri segreti, i quali debbono uno per anno estrarsi a sorte e debba ognuno essere obbligato a fare la festa di S.Dolcissima con i seguenti obblighi cioè colla solita pena di scudi 15 per chi non voglia accettare la Deputazione suddetta, già approvata dalla Sagra Consulta ed in tal caso dovrà assumere la detta Deputazione il Magistrato pro-tempore; che ogni consigliere segreto sia obbligato di dare il commodo conveniete per due Musici o Suonatori tanto per mangiare che dormire”.

Il 18.2.1793 [volume 661 del notaio Massimiliano Patricelli] “il sig. Luigi fu Nicola Martinetti promette e si obbliga di tenere in buona custodia numero 93 mortaretti, un cannone rotto ed altri otto cannoncini spettanti alla Comunità di Sutri per fare quattro spari con i detti cannoncini o mortaretti secondo che gli verrà ordinato dal Magistrato pro-tempore, con la polvere fornita dalla Comunità cioè, uno nel Sabato Santo, uno il giorno del Corpus Domini, uno la vigilia dell’Assunta nella processione del SS. Salvatore e altro per la festa di S. Dolcissima, per il solito compenso di scudi uno e baiocchi 50 l’anno per tutto il tempo che durerà il detto officio di Bombardiere”.

Intorno al 1787 il pittore tedesco Heinrich Schmidt, originario della regione tedesca della Saar, giunse a Roma e nel 1798 si sposò con la modella Teresa Banducci. Nel 1793 è documentato a Ronciglione dove eseguì il dipinto di S. Dolcissima, come egli dichiara dopo la firma. Certamente Heinrich Schmidt, come si evidenzia nel dipinto, si ispirò totalmente ai precedenti disegni di Giuseppe Antonio Olivieri ed alla statua di S.Dolcissima, differenziandosi nello strumento del martirio (piombata) composta da tre sfere circolari di piombo (da vari decenni, con l’approssimarsi della festività di S. Dolcissima, viene pubblicato un sunto storico della nostra Patrona e Protettrice ed al pittore Schmidt viene assegnata gratuitamente la cittadinanza inglese!!). (foto 7)

Solo recentemente, in collaborazione con l’attuale direttore del Museo del Patrimonium si è accertato, presumibilmente che il dipinto di San Felice, posto nel lato sinistro della Cappella di S.Dolcissima, (in basso nella parte sinistra del dipinto si evidenzia parzialmente il nome Schmidt), è opera dello stesso pittore. Il dipinto, dopo vari anni, necessita di un restauro per dare certezza a tale ipotesi.

Il 2.2.1825 [volume 170 anni 1821-1832] fu rinnovato nuovamente lo zoccolo della statua di S. Dolcissima.

Il 9.9.1826 [volume 170 anni 1821-1832] “il Rev. Mons. Delegato Apostolico, aveva accordato al Sig. A. Antonini governatore di Sutri, il permesso di poter eseguire in questa Città alcuni pubblici divertimenti cioè: Fuochi artificiali, Steccato di vaccine sciolte, corse di Barberi a pieno ed a vuoto, suono di banda musicale e sparo di mortari in occasione della ricorrenza festiva della Principale Protettrice S. Dolcissima il prossimo 16 settembre” (la tradizionale corsa di Barberi a pieno e a vuoto è documentata in un atto del 27.5.1670 volume 541 del notaio Pietro Pancrazio. Nello statuto sutrino del 1551 è documentata una corsa di cavalli con fantino con asta ferrea, che si svolgeva in Platea Fori oggi Piazza del Comune, per colpire un bersaglio con vari anelli. Il vincitore veniva premiato con tre Carlini, il secondo con due ed il terzo con uno). (foto 8)

Il 27.3.1844 il Vescovo Francesco Spalletti, unitamente ai canonici della Chiesa Cattedrale, fece una ricognizione delle spoglie di S.Dolcissima ed il medico Giovanni Arduini e il chirurgo Bonaventura Maggi-Spinetti, sotto giuramento, dichiararono che le ossa erano il vero corpo di S.Dolcissima attribuendole ad una donna di giovane età.

Liber Capitolorum del 30.11.1859: “Condotto a fine la elegante doratura a Guazzo di tutta la Cappella dedicata alla Gloriosa martire protettrice S. Dolcissima, il Rev. Capitolo ha voluto registrare la memoria agli atti Capitolari rendendone le dovute lodi tanto all’Ecc.mo Magistrato della Città per la premura, quanto ai singoli cittadini che contribuirono con generose elemosine, quanto pure all’artista romano sig. Luigi Granieri che con fedeltà e perizia ne eseguì l’impresa”.

Liber Capitolorum del 15.10.1890: “avendo il rev. Luigi Salvi, sacerdote romano, fatto il dono di una splendida urna alla ns.Basilica, che serva a racchiudere le venerate spoglie della ns. Patrona S. Dolcissima, il rev. Arciprete Longarelli propose al Capitolo di nominare il sullodato maestro, per un dono così cospicuo, Canonico onorario del Capitolo di Sutri”.

L’arch. Luigi Fontana nella volta centrale della Cattedrale di Sutri tra il 1892 ed il 1894 aveva dipinto, in sequenza, le immagini di S. Eusebio, S. Dolcissima, S. Felice presbitero e S. Ireneo diacono.

Liber Capitolorum del 30.8.1913 “Si è tenuto Capitolo alle 9,30 nel Palazzo Vescovile alla presenza del Vescovo Giuseppe B. Doebbing, si discusse delle imminenti feste Costantiniane da celebrarsi il 16 settembre nella solenne ricorrenza della festa patronale di S. Dolcissima . In processione fu stabilito di condurre semplicemente l’urna di S. Dolcissima di S. Felice prete e la reliquia di S. Ireneo diacono perché martiri Sutrini. La processione avrà luogo alle ore nove e l’ordine sarà il seguente: corteo delle diverse rappresentanze di tutti i paesi della Diocesi, le Confraternite, la Banda, Cantori, basilica, croce Capitolare, Seminario; giovani in costume dei primi secoli del Cristianesimo portanti le urne dei martiri, palme e torcie; Capitolo, Vescovo”.

In data 1.9.1921 nel Liber Capitolorum” si dice: “fu completato il restauro del piancito a mosaico della Cattedrale, (presumibilmente impiantato su committenza del famoso benedettino Pietro Ismaele Vescovo di Sutri, dottore eruditissimo e maestro di Innocenzo III, dalla famiglia dei marmorari romani detti Cosmati e terminato nel 1207), restauro iniziato il 26 maggio decorso sotto l’abile ed intelligente lavoro del moisacista Alfredo Stano delegato dalla soprintendenza dei monumenti che sopportò la spesa, con una oblazione di lire 3.000 data dal Rev. Capitolo della Cattedrale. Lo stesso artista restaurò anche il quadro della nostra Protettrice S.Dolcissima avariato in varie parti. Fu in questa occasione che si conobbe l’autore del dipinto per l’iscrizione posta a sinistra di chi guarda, ove è detto: “Schmidt. germ.: P. Ronc.” 1793.

Siccome il lavoro è rimasto di comune soddisfazione il Rev. Capitolo donò lire 100 al sullodato artista”.

 

LE RECENTI VICENDE

Liber Capitolorum del 21.12.1941 “Il Capitolo eleva un pensiero di sentita riconoscenza al sig. Biagio fu Giuseppe Picchiorri il quale ha donato alla Cattedrale una pianeta nera in damasco antico, ha donato un ricco lampadario elettrico (£.475) alla Cappella di S. Dolcissima ed infine ha versato lire 1.000 per l’acquisto di un giglio d’argento da offrire a S.Dolcissima in memoria della defunta madre Anna Picchiorri Fortebracci, tale somma è depositata presso la Cassa di Risparmio in attesa di tempi più normali che permettano l’acquisto del giglio argenteo”.

Gli anziani concittadini tramandano (in particolare l’indimenticato Marco Carloni) che nel vecchio baldacchino per il trasporto della statua di S. Dolcissima, vi erano due angeli lignei incastonati. (foto 9)

Nel 1990 due malviventi, dopo aver depredato le cassette delle elemosine, ruppero il vetro posto a protezione dell’urna con le reliquie di S.Dolcissima, ma il pronto intervento di due concittadini evitò tale sacrilegio. Successivamente fu posto un vetro infrangibile a protezione dell’urna grazie alla generosità di Padre Mauro Mezzadonna. Precedentemente erano state rubate (in due tempi) le quattro palle di ferro, poste nella balaustra della Cappella che la tradizione popolare associava ad un miracolo della Santa e nello stesso periodo una catena d’oro, donata alla statua di S. Dolcissima da una devota concittadina scampata ad una grave malattia. (foto 11)

Nel 2003 la famiglia sutrina di Luigi Cianti donò una nuova corona (identica a quella raffigurata nel dipinto dello Schmidt) e palma argentea (Livio Cianti) alla statua della Santa, opera di un famoso artista. Contemporaneamente su iniziativa del parroco Don Luca Gottardi, fortemente legato al culto della Santa, fu costituita la confraternita femminile ed il sodalizio dei portatori di S. Dolcissima, fu restaurata la Cappella, il dipinto e la statua della Santa unitamente al baldacchino per il trasporto, con il solo concorso di fondi parrocchiali. Dopo oltre 300 anni dalla sua creazione, nei primi mesi dell’anno corrente, la statua è stata nuovamente restaurata con il concorso economico della popolazione sutrina. Nonostante l’impegno passionale della restauratrice, non si è rilevato il minimo indizio dell’autore dell’opera anche nella componente argentea. La statua è stata esposta il 30 marzo nei Musei Vaticani, nella rassegna Sculture Preziose curata dalla dott.ssa Montevecchi. Al più presto si dovrà provvedere con misure idonee, alla conservazione e salvaguardia di tale pregevole ed unico manufatto.

Foto 1- Dipinto S.Dolcissima di Joseph Antonio Olivieri – anno 1783

Foto 2 - Epigrafe nella Cappella di S. Dolcissima

Foto 3 – Museo di Chiusi - S.Mustiola e S.Felice prete

Foto 4 - Cattedrale di Chiusi- Corpus B. Mustiolae Vergine e Martire

foto 5- Martirio di S. Mustiola - 1744

Foto 6 -Statua di S.Dolcissima – incisore Giuseppe Antonio Olivieri anno 1783

Foto 7 -Dipinto di S. Dolcissima di Heinrich Schmidt anno1793

-Sutri-borgo festività di S.Dolcissima fine 1800 – Corsa di barberi e giostra di vaccine

 

Foto 9 - Processione del 1968 con il vecchio baldacchino

 

Foto 10 - Programma della festa di S.Dolcissima – anno 1840

 

Foto 11 - Cappella di S. Dolcissima e le 4 palle di ferro