L’antica devozione sutrina a Sant’Antonio Abate

© di Luigi Zuchi – 3.2014.

 

Chiesa di S.Lucia – festività di S.Antonio abate - 1953

 

 

Questo breve sunto è dedicato alla memoria del compianto Marco Carloni definito Uomo Libero e maestro di vita della città di Sutri e legato per tutta la vita alla devozione a Sant’Antonio Abate, il quale sosteneva che da immemore tempo tale devozione era radicata nella tradizione storica Sutrina, ma mancavano i documenti a sostegno di tale tesi. Ora, con il determinante aiuto di Mons. Giacomo Gentili a suo tempo rettore del Seminario di Sutri e professore di varie generazioni di Seminaristi dell’antica diocesi di Sutri e Nepi autore del libro “Memorie del Borgo” del 1933, documento epocale della vita medievale del Borgo sutrino e dei pellegrinaggi devozionali, spesso trascurato dalla moderna cultura locale, siamo riusciti a sciogliere in parte qualche segreto sulla confraternita di S.Antonio Abate. Il recente arrivo delle reliquie di S.Antonio dalla Francia, evento importante per la storia cittadina, ci ha spinto ad anticipare la pubblicazione.

Negli atti notarili dell’archivio storico sutrino, S.Antonio viene definito inizialmente come “beato Antonio de Vienne” (1400), successivamente “Sant’Antonio della barba” ed infine “Sant’Antonio abate”.

La prima notizia documentale è del 28.6.1400 (atto rogato dal notaio Stefano Marcoli prot. 933) nel quale il testatore Giovanni Antonio da Farneto residente in Sutri dichiara di voler essere sepolto nella Chiesa cattedrale di S. Maria di Sutri e sopra il suo tumulo vuole che sia dipinta l’immagine del beato Antonio.

 

I PELLEGRINAGGI A SANT’ANTONIO de VIENNE (Francia).

Il 22.12.1402 (prot.1377 notaio Stefano Marcoli) il sutrino Bonianno fu Biagio Bonianni, sano di mente e giacente in letto temendo la futura morte, dichiara di essere sepolto nella chiesa di S.Francesco nella cappella dei suoi antecessori. Dichiara ed impone che gli esecutori della sua volontà mandino in pellegrinaggio una buona e devota persona a visitare la chiesa del Beato Antonio nella diocesi di Viennes (Gallia) a pregare per la salvezza dell’anima sua, in remissione dei suoi peccati.

Il 19.9.1406 (prot.1022 notaio Stefano Marcoli) il testatore Antonio fu Giovanni di Bagnocavallo residente in Sutri dichiara che dopo la sua morte si invii una buona e devota persona a visitare la chiesa del beato Antonio nella diocesi di Vienne a pregare per la salvezza dell’anima sua in remissione dei suoi peccati.

 

 

LA CAPPELLA E CONFRATERNITA NELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO

La prima notizia della cappella di S.Antonio abate presente nella Chiesa di S.Francesco in Sutri è del 28.8.1464 quando il nobile e facoltoso sutrino Pierleone Pierleoni figlio del fu Francesco (detto degli Arragiati o Compagno), discendente dalla più ricca famiglia medievale sutrina, consegna la somma di 20 ducati a frate Ludovico guardiano del convento (frati minori conventuali) da elargire in favore della cappella (vol.29 del notaio Ser Damiano fu Bartolomeo Marcoli).

In un atto notarile del 6.5.1500 sappiamo che nel Borgo maggiore di Sutri, in contrada S.Andrea (presso l’attuale ponte e contigua torre) esisteva un albergo denominato Sant’Antonio che era stato locato a Pirrano fu Nicola Mancinelli (speziale) per il corrente anno giubilare per il costo mensile di 15 carlini. L’albergo aveva 5 letti e tre deschiere con i suoi banchi e 2 capifoco di ferro. L’atto fu stipulato nel Borgo di Sutri nell’albergo del Montone, presenti i testi Lancillotto Alessandri e Sabba Pertuselli (vol.65 del notaio Ser Placido Franchi).

La Cappella di Sant’Antonio della Barba nella chiesa di S.Francesco era ubicata nella navata destra prima di salire le scale e dietro la Cappella era localizzato un Oratorio o Sacrario, esterno alla chiesa verso l’attuale palazzo detto Mezzaroma-Cialli, dove si adunava la Confraternita.

In un atto rogato il 21.2.1509 (vol.69 notaio P.Franchi) il nobile Daniele Maristelli unitamente al nobile avvocato Tranquillo Pichio, suo nipote, aveva concesso gratuitamente alla confraternita della disciplina di Sant’Antonio della Barba di ingrandire l’Oratorio per una larghezza di tre palmi ed una lunghezza di 36 palmi verso la loro proprietà. L’Oratorio ormai fatiscente sarà, previo assenso della Sacra Congregazione del Buon Governo, abbattuto il 25.3.1765 da parte della comunità sutrina per una spesa di 47 scudi allargando la piazza di San Francesco verso il palazzo Cialli-Mezzaroma. (atti della Comunità volume 157 anni 1755-1775). Recenti lavori eseguiti nell’anno 2011 sulle fondamenta esterne della Chiesa dei frati conventuali di S.Francesco hanno evidenziato la struttura base del vecchio Oratorio.

Il 20.10.1507 il nobile sutrino doct. jure Ser Tranquillo Pichio dona 10 fiorini per il restauro della cappella di Sant’Antonio nella chiesa di San Francesco al Priore della Confraternita Giacomo Odeschi, come da legato fatto dal padre Ser Francesco Pichio (vol.79 notaio Scipione Quaglioni).

Nei primi mesi del 1515 la confraternita di Sant’Antonio abate rappresentata dai Priori Paolo Nardi e Bonanno Basili, unitamente alla Confraternita della disciplina della chiesa cattedrale di S. Maria (Madonna Cruciata) e la Confraternita di San Sebastiano avevano preso in locazione la metà dell’attuale Anfiteatro di Sutri a suo tempo detto Appreziato o Coliseo (di proprietà del nobile Giacomo Odeschi) oltre metà dell’area che è verso Sutri e Monte San Giovanni al confino con la strada pubblica (oggi l’area dove si rappresenta il presepe vivente), per la durata di anni sei per un costo annuale di quattro carlini a partire dal primo Aprile p.v. (atto 20.2.1515 vol.142 notaio Berardo Curzi). L’atto rogato dal notaio sutrino di origine capranichese non ci spiega l’uso che ne facevano le tre Confraternite locatarie ma il Catasto rustico-urbano del 1606 è esplicito al riguardo: “luogo murato dinnanzi et grotte et cave intorno atto e fatto a ripresentare La Passione et resurrezione di Nostro Signore sotto il monte di S.Giovanni chiamato il Coliseo. Presso la valle di S.Angelo di detta Civitas”. Una recente guida della città di Sutri e successivo convegno a livello universitario ci informano che l’Appreziato poi Coliseo ed infine Anfiteatro era sconosciuto fino al XIX secolo!!!!!..

Il 12.2.1571 per atto rogato dal notaio Lezio Lezi vol.288, si riunì il capitolo dei frati conventuali del convento della chiesa di San Francesco presenti: frate Felice Celluzzi Guardiano, frate Paolo di Civita Castellana, frate Bernardino di Montepulciano, frate Costantino di Acquapendente e frate Ludovico di Venosa rappresentanti il capitolo del convento e la Confraternita di S.Antonio abate rappresentata dal Priore Giordano Eusebi detto Scartocci di Sutri Fabiano Celluzzi Camerario unitamente a Angelo Cucha, Dario Tauri e Fabio Berardinelli sutrini, eletti e deputati dalla Confraternita per redimere eventuali differenze e controversie e concordarono:

-I frati promisero in detta Cappella di Sant’Antonio abate di celebrare una messa ogni prima domenica del mese con impegno della Confraternita di dare un’offerta;

-Nella festa di S.Antonio di ogni anno celebrare l’ufficio della messa dei morti dopo e prima della festività;

-Promettono con patto espresso che nella Cappella di S.Antonio dove sono i quattro putei (pozzi) per inumare i Confrati siti e posti due nella Cappella e due extra Cappella, vicino la colonna i detti Confrati della società possono seppellire senza alcun pagamento o elemosina i Confratelli e successori;

-Concedono alla Confraternita una cappella Magna dove tenere i suoi sacchi (uniformi) e fare congregazioni (riunioni) per comodo di detta cappella. La Cappella magna è posta all’esterno della Chiesa al confino con la proprietà di Camillo Cialli ed il restauro della stessa compreso il rinnovo del tetto e manutenzione è a carico della Confraternita;

Per tali concessioni la Confraternità pagherà quattro scudi (in ragione di giuli 10 ogni scudo) annuali, in quattro paghe di tre mesi in tre mesi. La Confraternita di S.Antonio si obbliga, alla festa di San Francesco di accendere quattro torcie per la messa magna cantata. Le parti si impegnano ad attendere ed osservare le condizioni stabilite, sotto pena di scudi cento.  

Oggi nella Chiesa di S.Francesco, nella navata destra prima delle scale è presente un’iscrizione marmorea fatta porre da Francesco Suscioli nel 1675 in ricordo di Antonio fu Francesco Cavallo (sposato con donna Florella Merule) e deceduto il 12.5.1667 all’età di 53 anni. Nell’iscrizione si cita che Antonio (del) Cavallo aveva fatto costruire presso la Chiesa Cattedrale la nuova Cappella di S.Dolcissima. Il 2.11.1658 in Roma presso il delegato Angelo Tufi nello studio notarile del Domino Giovanni Cicalini, Antonio Cavallo aveva dettato il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella chiesa di S.Francesco in Sutri nella Cappella di S.Antonio Abate.

Lasciava ai frati della Chiesa di San Francesco, dopo la sua morte scudi sette ogni anno con obbligo di celebrare una messa ogni settimana nella Cappella di S. Antonio Abate, per la salvezza dell’anima sua (codicilli:atto del 5.5.1667 vol. 541 del notaio Pietro Pancrazio).

 



Chiesa S.Francesco – iscrizione di Antonio (del) Cavallo - anno giubileo 1675

 

 

 

I PRIORI, I CAMERARI E SOCI DELLA CONFRATERNITA

Nella primavera del 1521 fra la Confraternita di S. Antonio abate rappresentata dal maestro Marano Jacobucci Priore e Paolo Nardi Camerario e i frati conventuali minori della Chiesa di San Francesco insorse controversia circa l’elemosina da versare dalla confraternita a favore dei frati (atto del 14.5.1521 vol. 254 notaio Tranquillo Lezi).        

Nell’agosto del 1521 la Confraternita di S.Antonio abate si adunò presso la chiesa di S.Cecilia posta nel Borgo minore sutrino per dare mandato e procura a risolvere la controversia con i frati conventuali di San Francesco nominando suoi procuratori i soci Arcangelo Fabrizi, Antonio Annesule, Girolamo Danieli unitamente al Priore e Camerario. Erano presenti tutti i soci della Confraternita :

-Priore: maestro Marano Jacobucci;

-Camerario: Leonardo di Felice Celluzzi;

-I quattro eletti della società: Pietro Marri, Arcangelo presbitero Domenico, Fioravanti Angelo e Nicola Azzeccare;

-I Soci: Paolo Nardi, Giacomo Marani, Evangelista Celluzzi, Alessandro Stefani, Virgilio Tortogli, Filippo Chigli, Teseo Giovanni, Giacomo Colonna, Antonio Mazzagatti, Mariano Nardocchi, Angelo Nardi, Pietro Antonoli, Berardino Mazzagatti, Francesco Muscini, Alessandro Jannelli, Terenziano Brunetti, Mariano Prini, Marco Vileggi, Pietro Arbori, Domenico Gentilotti, Angelo Pezzuti, Giacomo Prini, Domenico Jacobacci, Francesco Picchiorri, Antonio Annesule, Jozo Nicola, Giovanni Stefani, Colera Cristoforo, Vannozzelli Felice, Tauri Andrea, Quattrocchi, Giovanni Paluzzi, Bonanno Basile, Girolamo Danieli, Angelo Bucceie, Arcangelo Fabrizi, Clerio Laurenzio Clerici e Angeluzzo Clerici (atto dell’11.8.1521 vol. 168 notaio Ser Giov.Battista Ladislai).

Il 7.4.1533 La Confraternita e società della disciplina di S.Antonio abate in persona di Benedetto Preni Priore e Angelo Cucha Camerario e Nicola Achilli e Girolamo Palombi due dei quattro eletti in detta società, vendettero a Francesco Mezzaroma detto Vertecchio un pezzo di terra di tre zappe in circa posto in Sutri in contrada Monte Bono per il prezzo di nove fiorini, in ragione di 35 bolognini per ogni fiorino (atto del notaio Ser Giovanni Conti vol. 120).  

L’11.11.1535 nel chiosco del convento della chiesa di San Francesco di Sutri, al suono della campanella si era adunato il Capitolo rappresentato dal frate Vincenzo fu Francesco Palozzi Guardiano del convento e Rev. Dottore Sacra Teologia maestro Domenico fu Paolo Giovanni Colonna della custodia romana ambi sutrini, frate Antonello di Avernio, frate Francesco di Venosa e frate Filippo di Civita Castellana ed unitamente a Marco Vileggi Priore e Domenico Alessandrini Camerario della Confraternita di S.Antonio abate avevano concesso in locazione o enfiteusi a Filippo Bergatti attualmente dimorante in Sutri un pezzo di terra, di proprietà comune dei venditori, di zappe 6 sito in Sutri in contrada Capo Ripa, da ridurre a vigna entro tre anni, con la condizione che il locatario, dopo tre anni doveva pagare per pensione annuale una idra di buon mosto per ogni zappa di terreno (atto del notaio Ser Giovanni Cialli vol. 298).

 

I LEGATI TESTAMENTARI A FAVORE DELLA CAPPELLA

-Il 9.7.1500 il sutrino Angelo Monferrini, abitante nel Borgo in parrocchia S.Andrea, giacente in letto per una epidemia di peste, temendo la futura morte dettò il proprio testamento dichiarando di voler essere sepolto nella chiesa di San Francesco nella cappella di Sant’Antonio de Vienne, donando alla Confraternita la somma di 12 carlini. Atto rogato in presenza dei testimoni dietro la casa del testatore (notaio Placido Franchi vol. 63).

-L’epidemia pestifera del 1500 che tanto lutto aveva portato alla città di Sutri, non risparmierà la vita del concittadino notaio Ser Simone fu Cristoforo Marri, personaggio di rilievo della comunità, il quale nella sua casa in contrada Porta S.Pietro giacente infermo nel letto ma, sano di mente ed intelletto, temendo la futura morte, dettò il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella chiesa di San Francesco nella Cappella di S.Antonio de Vienne, dove fu sepolto suo padre, in presenza dei frati del Convento di S.Francesco e tutti i presbiteri della città. Atto rogato davanti la casa del testatore il 21.8.1500 (volume 63 notaio Placido Franchi).  

-Il 22.11.1502 il sutrino Giacomo Stefani nel suo testamento dichiara di essere sepolto nella chiesa di San Francesco nella cappella di Sant’Antonio de Vienne di proprietà della confraternita della disciplina di S.Antonio (vol.64 del notaio P.Franchi).

-Il 29.1.1504 il testatore sutrino Domenico Stefani dichiara di essere sepolto nella chiesa di San Francesco nella cappella di Sant’Antonio della Barba gestita dalla omonima Confraternita alla quale lascia un ducato (vol. 65 del notaio Placido Franchi).

-Il 30.6.1508 il testatore Domenico Coptati di Sutri, giacente infermo in letto e temendo la futura morte dichiara di essere sepolto nella chiesa di san Francesco nel puteo (pozzo) della Cappella di S. Antonio de Vienne e lascia un ducato alla Confraternita per il restauro della Cappella (vol. 47 del notaio Ser Nicola Rofolo).

-Il 27.10.1526 il sutrino Evangelista Palocci nella sua casa giacente in letto e temendo la futura morte dichiara di essere sepolto nella chiesa di San Francesco nella Cappela del beato Antonio e dona due ducati alla Confraternita da spendere per la fabbrica della Cappella (atto del notaio Ser Giovanni Conti vol. 113).

-Il 28 agosto 1527 il nobile dottore in legge Girolamo de Archu di Sutri nella sua casa in contrada Porta S.Pietro (oggi palazzo Capotondi), malato di epidemia pestifera ma sano di mente, coscienza ed intelletto dalla sua finestra aveva dettato il proprio testamento al notaio Ser Giovanni Conti, che ascolta e trascrive dalla pubblica via, unitamente ai testimoni, dichiarando di essere sepolto nella chiesa di S.Maria di Monte Bono (Madonna del Carmine) nella futura costruenda cappella dedicata al Divo Antonio de Vienne alla quale lascia dieci ducati annuali in perpetuo, da erogare dai suoi eredi (volume 114 notaio Giovanni Conti).

-Il 28.8.1528 il testatore Antonio Annesule, giacente in letto, gravemente ammalato ma sano di mente temendo la futura morte dichiara di essere sepolto nella chiesa di San Francesco nella Cappellania di S. Antonio Abate, presenti tutti i presbiteri e frati delle chiese sutrine unitamente alla Confraternita di S. Antonio e Confraternita di S. Sebastiano. Lascia alla Cappellania di S.Antonio abate ducati 10 per intonacare la cappella e dipingere l’immagine di Gesù Cristo e la vergine madre Maria (atto del notaio Ser Paolo Pierleoni vol. 179).

-In un atto testamentario del 1536 dettato da donna Lucia del fu maestro Domenico di Bassano di Sutri moglie di Pietro Marri detto Chiapparino di Sutri abbiamo accertato che presso la chiesa catt.le di S.Maria in Sutri esisteva un altare dedicato a S.Antonio Abate. La testatrice aveva imposto agli eredi che dopo la sua morte si doveva fare 3 Palii o Parati per l’altare di S.Antonio abate, l’altare del SS. Salvatore e l’altare di S.Dolcissima per un valore di ogni palio o parato di 40 carlini (atto del 3.2.1536 vol. 171 del notaio Giovanni Battista Ladislai).

-Nella primavera del 1541 Felice Stefani sutrino, aveva dettato il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella chiesa di San Francesco nella cappella di S. Antonio abate (atto del 30.3.1541 vol. 246 del notaio Ser Domenico Palozzi).

-Nell’agosto del 1544 il sutrino Felice fu Vittorio Giacomo Gioia aveva dettato il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella chiesa di San Francesco nella cappella di S.Antonio abate, donando per l’ornamento della Cappella la somma di 10 carlini (atto dell’1.8.1544 vol. 322 notaio Giacomo Antonio Ritozza).

-Nell’agosto del 1545 il sutrino Stefano fu Sante Lelle aveva dettato il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella chiesa di S.Francesco nella Cappella di S.Antonio abate e di essere sepolto dai frati francescani e dai soci della disciplina di S.Antonio (atto del 15.8.1545 vol. 323 notaio G.A.Ritozza).

-Nel settembre del 1546 il sutrino Pietro fu Angeluzzo Marri detto Chiapparino dettò il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella Chiesa di San Francesco nella Cappella di S. Antonio abate nel puteo (pozzo) di mezzo e durante la sepoltura di essere assistito dai presbiteri della Chiesa Cattedrale di S.Maria, dai frati di S.Francesco e dai Confratelli della disciplina di S.Antonio, con luminari e ceri consueti (atto del 5.9.1546 vol.324 notaio G.A.Ritozza).

-Nell’agosto del 1547 Innocenzo fu Michele Coluzzi detto Caroso dettò il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella chiesa di S.Francesco nella Cappella di S.Antonio abate, donò 3 fiorini alla confraternita di S.Antonio, come è solito farsi dagli altri Confratelli (atto del 16.8.1547 vol. 325 notaio G.A.Ritozza).

-Il 20 dello stesso mese di agosto Giovanni fu Biagio Paluzzi dettò il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella Chiesa di S.Francesco nella Cappella di S. Antonio abate con indosso il sacco (divisa) della Confraternita (atto del 20.8.1547 vol.325 notaio G.A.Ritozza).

-Nell’agosto del 1549 il sutrino Domenico Alessandrini dettò il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella chiesa di San Francesco nella cappella di S.Antonio Abate, donando uno scudo alla Confraternita (atto del 27.8.1549 vol 254 notaio Ser Domenico Palozzi).

-Nell’agosto del 1550 il sutrino Girolamo fu Seulo Palombi, nella sua casa in contrada Mesagne gravemente ammalato ma sano di mente ed intelletto dettò il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella Chiesa di S.Francesco nel puteo della Cappella di S.Antonio abate, lasciando 20 carlini alla società o confraternita di S.Antonio. (atto del 25.8.1550 vol.313 notaio Giovanni Cialli).

-Nell’ottobre del 1552 Francesco fu Giuliano Annesule dettò il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella Chiesa di S.Francesco nella Cappella di S.Antonio Abate (atto 14.10.1552 vol. 329 notaio G.A.Ritozza).

-Nell’aprile del 1553 Berardino fu Francesco Desperati detto Rojo, infermo di corpo ma sano di mente, coscienza ed intelletto dichiarava di essere sepolto nella chiesa di S.Francesco nella cappella di S.Antonio abate donando alla confraternita la mattonatura della Cappella oltre un pezzo di selva nel rivo di valle Mazzano e fonte Sambuco nel tenimento di Sutri in contrada Capo Ripa (atto del 12.4.1553 vol. 330 notaio G.A.Ritozza).

-Nell’ottobre del 1553 Troiano Brunetti sutrino dettò il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella chiesa di San Francesco nel puteo della Cappella di S.Antonio Abate, donando 10 fiorini per la fabbrica della Cappella (atto del 18.10.1553 vol.258 notaio Ser Domenico Palozzi).

-Nel novembre del 1565 Giovanni Veralli detto Cantagalli infermo di corpo ma sano di mente ed intelletto dichiarava di essere sepolto nella cappella di S.Antonio Abate nella chiesa di San Francesco, lasciando alla Confraternita un parato per l’altare di valore di sei scudi (atto 13.11.1565 vol. 340 notaio Ser Pomponio Mancinelli).

-Il 1 gennaio del 1571 Domenico Pietro di mastro Giovanni dettò il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella Chiesa di San Francesco nel puteo della Confraternita di S.Antonio abate lasciando uno scudo a favore della Confraternita (atto 1.1.1571 vol.288 notaio Ser Lezio Lezi).

-Nel marzo del 1572 il testatore Pietro fu Battista Antoni di Milano residente in Sutri dettò il proprio testamento dichiarando di essere sepolto nella chiesa di S.Francesco nella Cappella di S. Antonio abate donando uno scudo alla Confraternita (atto del 25.3.1572 vol. 344 notaio Ser Cinzio Mancinelli).

Il 20.12.1591 volume 408 per atto del notaio Evangelista fu Sonzino Jacci, il sig. Lorenzo fu Antonio di Vallerano, già Priore della Confraternita di S.Antonio abate, nella sua casa giacente in letto infermo di corpo ma sano di mente ed intelletto dispone e dichiara di lasciare un legato di dieci scudi per far dipingere l’immagine del Divo Antonio nell’altare di Sant’Antonio abate, dove si celebrano le messe entro il termine improrogabile di un anno dopo la sua morte. Lascia uno scudo al frate Felice Celluzzi del convento di San Francesco per celebrare una messa nell’altare di S.Antonio dove ha eletto la sua sepoltura. Dona un maiale alla Confraternita o società di S.Antonio abate per ogni anno che durerà la soccida che ha in comune con Berardino Piacentino. Dopo vari legati fatti a favore della moglie donna Angela vita natural durante, nomina erede universale il Convento della Chiesa di San Francesco in terra di Gallese, dove sono commoranti i frati Cappuccini, con obbligo di far dipingere una Cappella con l’immagine di S.Antonio, San Francesco e SS.Crocefisso ed ivi celebrare una messa nel giorno di S.Antonio e S.Francesco di ogni anno ed il residuo della sua eredità si deve fare una camera necessaria in detto Convento, dove meglio piacerà ai frati Cappuccini. Atto in Sutri, nella casa di detto Lorenzo posta nella piazza di Mola dell’Oliva, in contrada Porta San Pietro, al confino con Camillo Scardella e altro lato. Presenti i testi Gerardo Jannotti di Bergamo, Domenico Mariotti detto Cencio de Sutrio, Giovanni Chimenti di Pistoia, Lorenzo Sani e Tiberio Gioia di Sutri e Berardino Piacentino.

Nel dicembre del 1585 donna Luzia fu Domenico Gentilotti e moglie di Andrea Merule dettando il proprio testamento dichiara di essere sepolta nella Chiesa di San Francesco nella cappella della Confraternita di S.Antonio abate. E’ la prima volta che una donna viene sepolta nella cappella di S.Antonio (atto 3.12.1585 volume 162 notaio Curzio Francesco). In seguito anche donna Finizia di Monte Castrillo residente in Sutri sarà sepolta nella stessa Cappella (atto 19.1.1593 vol. 408 del notaio Evangelista Jacci).

LA PROCESSIONE DI SANT’ANTONIO ABATE

I padri conventuali della Chiesa di San Francesco avevano supplicato il Capitolo della Chiesa Cattedrale di S.Maria al fine di ottenere la licenza per fare una processione con la statua di S. Antonio. Il 13.6.1762 il Capitolo della Cattedrale espresse parere favorevole a tale richiesta, nei seguenti termini: “La processione potrà uscire dalla Chiesa di San Francesco con la statua di S. Antonio e passare per il vicolo dei Sigg. Flacchi (oggi vicolo San Francesco) e l’Arco di Piazza ascendendo alla parrocchia di San Silvestro, scendere per la Mandoliva (a suo tempo Mola dell’oliva) e Piazza dell’Oca e il vicolo tra il Seminario e la casa Zappettoni (oggi via S.Lucia) e ritornare per il vicolo del sig. Flacchi da dove erano usciti”. Che tale richiesta deve essere rinnovata ogni anno ed è libertà del Capitolo darla o negarla (liber capitolorum-Chiesa Catt.le S.Maria).

Siamo certi che la buona volontà delle future generazioni saprà completare questa storia profondamente radicata nella tradizione sutrina, per noi anziani è sufficiente il sorriso di Marco.