Le Torri di Sutri
© di Luigi Zuchi – 10.2011

 

Nell’Antica Civitas Sutrii nel 1300 ed oltre, la solida economia permise la creazione di un ceto aristocratico urbano che espresse la propria supremazia politica e sociale nella costruzione di svariate torri. Gli ingenti capitali accumulati vennero investiti nel corso del trecento e successivamente nella costruzione di Torri e case-torri dall’antica aristocrazia mercantile e finanziaria. I nuclei delle famiglie benestanti attraverso la costruzione di una torre potevano mostrare il proprio potere economico. Le torri nel caso di Sutri era anche l’abitazione della famiglia, che non si estendeva per tutta la volumetria interna della Torre ma solitamente al piano terreno erano le botteghe, al piano primo le camere e più in alto la cucina. La struttura delle Torri di Sutri aveva una funzione sia militare che gentilizia. La costruzione della torre era molto onerosa ed il materiale (pietra e tufo) usato per l’edificio veniva esposto al sole ed al gelo per due anni, prima di essere messo a dimora. La pianta della torre era quadrata con fondazioni profonde dai 5 ai 10 metri consolidate con pali conficcati nel terreno ricoperti di ciottoli e calce. La costruzione di una torre di 30 metri richiedeva da un minimo di 2 anni ad un massimo di 5 anni di lavori. Per avere un quadro complessivo delle torri esistenti nella Civitas Sutrina (poi nella metà del 1600 trasformate in granai) vi elenchiamo quelle presenti fino alla fine del 1500:
Torri poste nella Civitas di Sutri
 
Torre dei Fortebracci
Era ubicata nell’antica contrada di Saccello (oggi via XXIV Maggio), in vocabolo il Cupellaro, dipendeva dalla parrocchia di San Giuliano (la cui Chiesa parrocchiale ubicata in parte nell’attuale ristorante il Vescovado con una antistante Piazza che corrisponde al giardino oggi di proprietà privata di fronte alla piazza della Chiesa di Santa Croce, era stata profanata nel 1567, a seguito di bolla papale, ad opera dell’Arciprete e vicario del Vescovo rev. doct. jure Tullio fu Laurenzio Mancinelli ed unita come cappella alla Chiesa Cattedrale di Santa Maria). La Torre era di proprietà del nobile sutrino visconte Ippolito fu Damiano Panalfuti, scrittore apostolico, sposato con la nobile Dna Giulia Butyi romana e proprietario oltre che immobili e terreni anche di una ferriera nella vecchia contrada di rivo molini in località Grassano.
Il 18.8.1496 prot.40 per atto del notaio Nicola Rofolo, Ill.mo nobile Ippolitofu Damiano Panalfuti vice-comitibus, scrittore apostolico, vende al nobile Angelo fu Giovanni fu Giuletto dell’Anguillara, milite aurato, del ramo di Capranica sposato con la nobile Dna Lucia fu Giovanni Moscardi, per il prezzo di 500 ducati (derivanti in parte dalla dote della moglie), uno stabile con Torre, una casa con sale, camere, cellario, cucina e claustro posti in Sutri, in contrada Saccello in località il “Cupellaro”. Il 4.10.1553 prot.258 per atto del notaio Domenico Palozzi, Dna Caterina figlia del fu nobile Fulvio dell’Anguillara del ramo di Capranica sposata con il nobile Stefano Morgani romano, è l’ultima superstite della stirpe Anguillara del ramo di Capranica (ha l’età di 22 anni) venderà per 500 ducati, al nobile Francesco fu Angelo della Soma, sutrino, l’abitazione in Sutri di proprietà di suo nonno nobile Dno Angelo Anguillara, così descritta “domus magna con sale, camere, cucina, tinello, cerbinaria, claustro, forno, cantina e stabilecon Torre (oggi denominata Torre Fortebracci) a confine con la via che con un arco accede alla Piazza della Chiesa di San Sebastiano”. Atto in castro Capranica, in contrada castri novi, in parrocchia San Giovanni, vicino la Chiesa, rupe comunità e via e altra di lato, in domo (palazzo Anguillara) di Dna Caterina.
La torre con casa e pertinenze verrà poi alienata, dopo il decesso del nobile Francesco (della) Soma nel 1557, ad Agostino fu Francesco Cialli detto “Cocoza”, con atto del notaio Domenico Palozzi del 23.9.1558 prot.263 da parte degli eredi Dna Diana Soma e Dna Eugenia monaca nel conv. Di S.Berardino di Viterbo (entrambe sorelle del defunto nobile Francesco Soma) per il costo complessivo di 840 scudi (valore stimato dai magistri muratore Giacomo di Carrara e Guglielmo di lago maggiore, comunemente eletti dalle parti contraenti). Dopo la morte di Agostino Cialli (dicembre 1561) i beni in parola furono trasferiti alla nipote Dna Porzia Cialli (nata a Sutri l’1.3.1552) figlia del fratello Innocenzo Cialli con la tutela della madre Camilla Turcia (figlia di Bernardino di Angelo Palozzi detto “del Turco”). Dna Porzia Cialli il 20.9.1562 (all’età di 10 anni) per atto del notaio Biagio Antonio Mezzaroma sposerà il nobile di origine fiorentina, Cap. Ippolito fu Alfonso Altoviti, vedovo della prima moglie Laura fu Bartolomeo Angelini di Firenze, ma nato a Viterbo e residente in Sutri, in via Silicata oggi Via dell’Ospedale o Porta Vecchia nel Palazzo dopo il Museo del Patrimonium (già di proprietà della nobile Dna Camilla fu Guidone Odeschi). Seguito l’improvviso decesso di Dna Porzia Cialli nel novembre del 1572 (ad appena 20 anni) erede dei beni diventerà la figlia Elisena con la tutela del padre nobile Ippolito Altoviti e la Torre verrà denominata “il Torrione del Capitano Ippolito Altoviti”. Dopo la morte del Cap. Ippolito Altoviti avvenuta il 23.5.1591, nel suo Palazzo in Platea Fori (oggi Palazzo del Comune) a seguito del testamento rogato dal notaio sutrino Ser Petruccio Petrucci il 22.5.1591 la proprietà di tutti i suoi beni verrà trasmessa ai figli Bindo, Antonio, Eugenio e Giulia nati dal matrimonio con la terza moglie dna Flaminia Laudati. Deceduti Bindo, Antonio ed Eugenio nel primo ventennio del 1600, la proprietà verrà acquisita per eredità dalla famiglia Muti-Papazzurri in quanto la nobile Giulia figlia di Ippolito Altoviti aveva sposato il nobile Vincenzo fu Ottavio Muti-Papazzurri ed era nato un figlio denominato Giovanni Battista Muti-Papazzurri. 
Nonostante intense ricerche non si è accertato il passaggio di proprietà della Torre ed annessi alla famiglia dei Fortebracci. Comunque sappiamo che il primo Fortebracci (escluso Nicolò Fortebracci che nel 1433 tanta sventura aveva apportato al Borgo sutrino) che si insedia a Sutri è il nobile Cesare figlio di Giobbe Fortebracci da Montone (PG), dottore in medicina, il quale il 16.2.1680 sposa Dna Giulia del fu Giacomo Pirardi ed abitavano in Sutri nell’attuale via Veneto nella casa posta prima dell’attuale forno posto in Via Veneto (a suo tempo Via Mergoli). Da Cesare Fortebracci e Giulia Pirardi erano nati 6 figli di cui uno chiamato Nicola il quale sposato con una nobile di Montone era nata una figlia di nome Chiara che aveva sposato il nobile Onofrio Simeoni e dopo la morte del primo marito aveva sposato Sante Floridi da Montone. Dopo la morte della nobile Dna Chiara Fortebracci avvenuta il 22.7.1872 in beni furono trasferiti alla figlia Anna Flacchi Fortebracci sposata con il cav. Giuseppe Picchiorri (sindaco di Sutri all’inizio del 1900). Seguita la morte di Giuseppe Picchiorri e Anna Flacchi Fortebracci i beni passarono alla figlia Luigia Picchiorri sposata con il doct. Antonino Bonaccorsi di Palara (CT). I beni, poi passarono al figlio dott. Salvatore Bonaccorsi sposato con Brombin Maria Grazia ed attualmente ai figli.
 Torre dei Moscardi
Posta al confine della contrada Mesagne con la contrada Saccello, in Platea Santa Maria (oggi piazza del Duomo) era di proprietà della nobile Dna Paolina fu Laurenzio Moscardi poi, della figlia Francesca e, per eredità trasferita alla nobile Dna Imperiale fu Stefano Moscardi sposata con il doct.medicine Onofrio fu Ser Antonio Avari ed infine trasferita per matrimonio (anno 1544) alla figlia Dna Ursula Avari sposata con il nobile Gian Battista Claroni (notaio), l’esatta ubicazione di tale Torre la demandiamo alle future generazioni;
Torre dei Saragoni
Posta nella contrada Saccello, e presumiamo nella attuale Piazza Saccello la Torre era di proprietà dei nobili Girolamo e Pietro fu Agostino Saragoni (divenuta nell’anno 1566, a seguito di divisione, proprietà di Girolamo Saragoni);
Torre dei Zappaterra
Posta nella contrada di Saccello in località porta San Giorgio (oggi l’attuale via che conduce al dismesso mattatoio) dove insisteva una porta di accesso alla Civitas di Sutri denominata Porta San Giorgio con un suo Cassero, la Torre era di proprietà del presbitero Michele Zappaterra. Poi, per volontà testamentaria, con atto del 12.5.1589 del notaio Biagio Antonio Mezzaroma, la torre con cassero ed orto fu trasferita alla fabbrica della Chiesa Cattedrale e da questa data in locazione a terzi;
Torrione-guardiola in contrada Merulo
         Un Torrione-guardiola sito nella cinta muraria della città in contrada Mesagne in vocabolo Merulo (oggi detta Mergoli) anticamente detta “Piazza del Merolo”, oggi detta Via S.Sebastiano con accesso dall’attuale civico n.36 (tale denominazione inopinatamente assunta negli anni ’80), era di proprietà della Comunità Sutrina. Con atto del 5.5.1552 notaio Ser Giovanni Cialli Cancelliere della Comunità rappresentata dal Confaloniere ed Anziani (prot.n.2,atti della Comunità) dava in locazione a Giovannaccio di Bologna detto “Giovanni Matalene”, continuo abitatore in Sutri, un Torrione-guardiola sito nelle mura esterne della Città, in contrada Merulo per il prezzo di bolognini 7,5 annui. Nella convenzione il locatario era obbligato di evacuare e sgomberare lo sterro a terrapieno e immondizie al presente esistenti e con proprio legname, tegole e canali doveva coprire il Torrione a sue spese. E in caso di guerra doveva immediatamente sgombrare il Torrione-guardiola.
Torrione-guardiola di S.Francesco
Un Torrione-guardiola, posto nel giardino del convento di San Francesco a confine con i beni (orto) degli eredi del nobile Francesco fu Evangelista Anguillara, era di proprietà della Comunità sutrina. Con atto del 5.5.1552 notaio Ser Giovanni Cialli Cancelliere della Comunità rappresentata dal Confaloniere ed Anziani (prot.n.2, atti della Comunità) dava in locazione al magistro Blasio carpentario di Volterra, residente in Sutri il Torrione-guardiola posto tra l’orto del convento di S.Francesco e l’orto di proprietà degli eredi del nobile Francesco fu Evangelista Anguillara per il costo annuo di bolognini 2 e mezzo, con patto che doveva coprire con legname, tegole e canali di sua proprietà la sommità del Torrione-guardiola al fine di evitare l’infiltrazione dell’acqua piovana. Con patto che, in caso di guerra doveva immediatamente sgombrare il Torrione.  
Torrione-guardiola di Porta Franceta
Un Torrione-guardiola in Porta Franceta o Porta Gallice (anche detta Porta Vecchia). In un atto del 23.3.1545 rogato dal notaio Giacomo Antonio Ritozza, la Comunità di Sutri locava in enfiteusi perpetua a Giovanni Luca Petrozi di castro Trevignano, residente in Sutri, il torrione di Porta Franceta, per 10 Carlini annui, con patto che detto locatore doveva  coprire la sommità di detto Torrione entro due anni. E fare un muro alto fino al culmine del Torrione. Con convenzione, che in tempo di guerra, detto Giovanni doveva sgomberare il Torrione ma permanere a custode della Porta.

 

Torre dei Pierleoni poi dei Rogeri
La Torre posta nell’attuale Piazza della Rocca in contrada Porta San Pietro (detta anche Platea San Silvestro) era di proprietà della nobile famiglia Pierleoni (detti Arragiati o compagni) poi alla fine del 1400 trasferita per matrimonio alla nobile famiglia Odeschi ed infine all’inizio del 1500 trasferita a Ser Giovanni Antonio Palozzi (padre del famoso notaio Domenico Palozzi). Nel 1535 per atto del notaio G.B. Ladislai fu, per permuta di altri beni, acquistata dal nobile Aurelio figlio di Giacomo Antonio Rogeri (Governatore di Foligno) il quale con atto di convenzione 19.10.1538 stipulato dal notaio Paolo Pierleoni, provvide ad un raffinato lavoro di restauro eseguito dal noto magistro Cecchino Crocicchia di Capranica. La torre è vincolata dalla Soprintendenza ai monumenti con decreto del 19.10.1936 legge 364 del 1909.
Torrione-guardiola delle Monache Carmelitane
Torrione-guardiola, di proprietà della Comunità, in contrada Porta S.Pietro, posto nel limite delle mura esterne a nord della Civitas, nella parte sinistra verso Rivo Rotto, a confino con la proprietà del Monastero delle monache della Concezione (Carmelitane). Il torrione guardiola veniva locato dalla Comunità a terzi. Con atto del 31.1.1552 a rogito del notaio Ser Giovanni Cialli Cancelliere della Comunità (prot. n.2 atti della Comunità) Il Confaloniere Dno Ser Girolamo Saragoni con la presenza dei due Anziani della Comunità Girolamo Palombi e Fazio Ser Nicolai concedevano in locazione perpetua a Massimiliano fu Andrea Merule, sutrino, un Torrione o Guardiola posta nelle mura della Città a confine con il Monastero delle Monache della Concezione (Carmelitane) per il pagamento annuale di Carlini 1 e baiocchi 7 e 1/2 all’anno. Il conduttore era obbligato a coprire detto Turrione-guardiola con tegole, canali e legname di sua proprietà in modo che l’acqua piovana non potesse entrare nelle volte e muri del Turrione. In caso di guerra il locatario doveva sgombrare il Torrione, poi terminata la guerra riprendeva il possesso del Turrione-guardiola.

Torrione-Guardiola detta degli Orsini
Torrione-Guardiola costruito da Rinaldo e Giordano Orsini signori di Marino in difesa della Civitas Sutrina, in contrada Porta San Pietro, è ricordata in un atto del luglio 1354 quando il legato pontificio Cardinale Albornoz impose alla Comunità Sutrina di pagare 6000 fiorini agli Orsini per la perdita della Rocca di Sutri, compenso che non fu mai pagato e che fu seme di future discordie. Il Pontefice Gregorio XI impose ai Sutrini di pagare agli Orsini la somma di 4000 fiorini per le spese fatte in Arce Civitatis Sutrinae (a. 1371). Questa Rocca era presso Porta San Pietro, oggi parte del Convento delle Carmelitane e guardando dal ponte esterno alla Porta del Card. Giovanni Morone, era sulla destra.
Torrione-guardiola
La Torre posta nell’attuale vicolo dell’Oca in prossimità di Piazza del Paradiso di proprietà attuale della famiglia Mezzadonna, nel 1700 ribassata ed utilizzata ad uso granaio (al riguardo si dovranno eseguire studi approfonditi);
Torri presenti nel territorio Sutrino;
Torre dei Moscardi
Torre in Valle Santa Giulia (detto Castellaccio) di proprietà della nobile famiglia Sutrina del Rev. Francesco Moscardi deceduto ad agosto del 1500 (Vescovo per 30 anni di Todi poi, fu eletto Vescovo il pronipote Basilio in carica fino al 1517, il quale eresse la famosa Chiesa della Consolazione con l’assistenza dell’Arch. Cola di Caprarola), poi la Torre e il Castellaccio con adiacenti terreni, per eredità, furono trasferiti ai pronipoti del Vescovo Moscardi, nobile rev. Presb. Flaminio (a 12 anni Arciprete della chiesa Cattedrale e rettore della Chiesa parrocchiale di San Giuliano e San Lorenzo nonché rettore delle Chiese di S.Angelo e Annunziata poste nel Borgo) e fratello nobile Virginio Moscardi i quali a seguito di divisione dei beni, con atto rogato dal notaio Paolo Pierleoni del 4.8.1555 si stabilì che la proprietà della Torre non poteva mai essere alienata a terzi;
Torre dei Rogeri
Torre ed abitazione in località Capo Ripa di proprietà della nobile famiglia dei Rogeri (detta “Torre di Pompilio Rogeri”), tale torre-abitazione fu costruita con atto di convenzione stipulato a rogito del notaio Paolo Pierleoni il 6.3.1529 tra il nobile Aurelio Rogeri figlio del nobile doct.jure Giacomo Antonio Rogeri (governatore di Foligno) e padre di Pompilio e i magistri Guglielmo e Giovanni di castro Capranica;
Torre di San Benedetto
Torre in località San Benedetto di proprietà di Michele di Florio Pasquali, costruita con atto di convenzione stipulato il 17.9.1518 a rogito del notaio Giovanni Battista Ladislai dal magistro Raffaele di Laude, per una altezza del Torrione di canne 4,5. Presumiamo che l’ubicazione esatta era contigua all’abitazione della nobile famiglia dei Tondi, originaria di Bagnaia, e Governatori di Sutri (a sinistra dopo l’arco della villa detta Piperno;

Torre dei De Arcu o Torre Sant’Andrea
La Torre era di proprietà della nobile famiglia di Angelo De Arcu (volgarizzata Arquanti, che abitavano il palazzo oggi detto Capotondi) poi nominata “Torre di Sant’Andrea”, tuttora esistente e posta nel Borgo major nella parte destra dopo il ponte di Sant’Andrea, nei pressi della diruta Chiesa di Sant’Andrea. Dopo la morte del nobile Federico fu Angelo de Arcu (anno 1505) fu trasferita nel 1521 per metà alla vedova Dna Ippolita Ruttili, nobile romana, in seconde nozze sposata con il nobile Giacomo Antonio Conte romano e la residua metà della Torre trasferita alla fabbrica della Chiesa di S.Maria di Monte Bono ed annesso Convento, dell’ordine dei Carmelitani di Mantova (oggi detta Madonna del Carmine) e per vari anni locata a terzi;
Torre dei Luzzi o di Grassano
Torre con case e osteria posta in località Grassano (dove si pagava la gabella del passaggio e portonatico) di proprietà della nobile famiglia sutrina del Rev. Giacomo Luzzi (fine letterato e Vescovo per oltre 20 anni della diocesi di Caiazzo, deceduto nel 1506). Poi dopo il decesso dell’ultimo erede (1529) nobile Raffaele,  figlio del nobile Filippo Luzzi e Dna Isabella fu Evangelista Anguillara, il bene fu per testamento trasferito al convento di San Lorenzo in Panisperna di Roma e poi trasferito ai Farnese di castro Ronciglione, Parma e Piacenza, poi nuovamente alla comunità di Sutri;

Torre degli Arragiati o San Paolo

Torre detta volgarmente Arragiati, posta alle pendici di monte S.Stefano nel Borgo major (detto anche colle Francocci) di proprietà di Francesco fu Pietro Pierleoni (soprannominato sia ”Compagno” che “degli Arragiati”) nominato fin dai primi atti notarili giacenti presso l’archivio storico, anno 1382, poi trasferita al figlio nobile Pierleone Pierleoni e da questi affittata a Girolamo fu Angelo Buzzaglia e la torre prese il nome “Torre di Buzzaglia”. Seguita la morte del nobile Pierleone Pierleoni (marzo 1483) la moglie nobile Dna Peregrina fu Battista Bondi romana, la cedette gratuitamente alla contigua Chiesa di San Paolo e la torre prese il nome di “Torre di San Paolo”. Per atto del 22.6.1488 del notaio Nicola Rofolo, il rettore della Chiesa di San Paolo presbitero Antonio Ranucci la cedette in locazione di tre anni in tre anni fino alla terza generazione al Magistro Pietro Nigro di Como residente in Sutri per il costo di 30 bolognini annuali da pagare alla festa di Sant’Andrea (accertato che nella Chiesa di San Paolo esisteva una Cappella dedicata a S.Andrea). La Torre in parola è sottoposta a vincolo della Soprintendenza con decreto del 15.5.1929 legge 364 del 1909.

Torre di Rotoli detta Torraccia

Torrione detto “di Rotoli”, oggi chiamata “Torraccia”, forse uno dei più antichi, posto a difesa della parte meridionale della Città alle cui pendici correva la vecchia strada veteris romana, citato in un atto del 14.1.1502 prot. 79 del notaio Scipione Quaglioni quale proprietà di Pietro e Antonio Saragoni, posto a sinistra della strada consolare Cassia di fronte al bivio di Bassano, nell’800 era di proprietà del Conte Luigi Flacchi-Cialli (figlio della Contessa Maria Cialli sutrina e del Cav. Ortensio Flacchi di Caprarola), colonnello comandante della Guardia Pontificia.

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