Le antiche Porte della Città di Sutri
©di Luigi Zuchi - 2011

Porta Franceta, Porta Gallice o Porta Vecchia – foto L.Sorbelli

 

Porta Franceta detta anche Porta Gallice o Porta Vecchia

 

       

In un atto rogato il 29.1.1546 dal notaio Domenico Palozzi, cancelliere della Comunità dell’Antica Civitas Sutrina, nella sede Comunale nella contrada Mesagne in Via Silicata (oggi via dell’Ospedale o Porta Vecchia, attuale sede dell’Archivio storico notarile e Museo del Patrimonium – fino all’anno 1852) “Il Confaloniere doct. medicine Dno Giacomo Pontaleo e Andrea di Adamo e Francesco di Biagio Mezzaroma Anziani della Comunità, con decreto e atto del Mag.co Ludovico de Penini di Tivoli, Luogotenete del Cardinale Nicola Ridolfi, Governatore perpetuo della Città di Sutri, consegnano e danno la chiave di Porta Franceta detta anche Porta Gallice o Porta Vecchia di detta Città a Damiano di Angelantonio da Sutri presente e accettante ed esso pongono in detta porta per Guardiano per Tre mesi prossimi e in modo e forma come segue: che esso Damiano per tutto detto tempo aprire e serrare detta Porta e averne buona cura e sollecitudine e fare l’officio del Guardiano bene e diligentemente secondo il solito Suo e tenere questo ordine in aprire e serrare la sera e la mattina, che alle due hore di notte (due ore dopo il tramonto) la sera debba aver serrato et allavemaria de la mattina debba haver aperto e aprire ancora la notte secondo che occorrerà de modo domandi chi sono e in questo usi ogni buona diligenza e siccome si confessa aver la chiave di detta Porta in sue mani, promette fare e osservare gli ordini che gli sono dati dai sigg.i Confalonieri e Anziani. E detti Sigg.i come di sopra promettono e esso Damiano, portonaro, per il suo salario e mercede di farlo esente per tutto detto tempo da tutti i sussidi, da Focatici et altre imposte da imporsi per se tanto e non per altra persona; e ancora gli concedono si possa far lasciare un pezzo di legna per soma da quelli che entrano per detta Porta con questo peso che detto Damiano sia tenuto dare alla Comunità due soma di legna il mese da computarsi tre mesi cioè maggio, giugno et luglio, et tanto le cose predette promette fare ed attendere.”

In un atto del 27.6.1727 prot.597 del notaio Giovanni Battista Amos Suscioli, Porta Franceta veniva denominata in volgo “Porta Gallicem” o “Porta Franzese” e faceva parte della Parrocchia di San Tommaso (la diruta Chiesa di San Tommaso era stata traslata come Cappella nella Chiesa Cattedrale sin dall’anno 1548) ed ubicata nella parte destra all’inizio della salita di Porta Franceta, nella contrada detta “la mano d’Orlando”.

Il termine “Porta Gallice” viene spesso proposto negli atti del notaio sutrino P. P…. dall’inizio del XVI secolo, poi successivamente da vari notai della Civitas. Visto che dopo svariati secoli siamo i primi a notiziare tale nuova denominazione, ci auguriamo che non diventi farina del sacco altrui, come già si è verificato recentemente in un convegno del 17 settembre scorso sulla nascita e morte del nobile concittadino Giovanni Andrea dell’Anguillara. Purtroppo, pochi veri amanti della storia del Rinascimento sutrino, presenti al convegno, si sono accorti che la relazione, distribuita al pubblico, attinente tutti gli atti notarili, sia stata pubblicata integralmente sul sito internet sutristory.altervista.org, già da due anni (e tuttora presente). Al più presto, proporremo per il nostro grande concittadino, una storia, solo documentale e dettagliata, alquanto diversa da quanto finora pubblicato.

Porta San Pietro o Porta Piagia o Porta Nova – foto 1907

 

Porta San Pietro o Porta Piagia o Porta Nova (*1)

“Item li sopradetti sigg.ri Confaloniere e Anziani, come di sopra e con decreto di detto sig luogotenente predetto et con obbligazione sopra dicti facti al detto Damiano, ammettono, ricevono e pongono guardiano di Porta San Pietro o Porta Piagia ovvero Porta Nova, Domenico di Gentilotti da Sutri, presente recipiente e accettante per un anno prossimo, incominciando il dì sopradetto e come seguita da finirsi finito detto anno. Con patti e convenzioni fra loro fatti: con questo che di legna, sia tenuto dare alla Comunità una soma di legna il mese et in suo nome alla Comunità et sia esente in qual modo a detto Domenico.” Et in fede ho fatto la presente io Domenico Palozzi di volontà loro dei sopradetti et in presenza di Domenico di Jentilotti et di Nicola castallo et di Damiano Odeschi testimoni.

Porta Morone - anno 1907

 

Porta Morone o Porta Nova

In un atto rogato dal notaio Ser Domenico Palozzi del 7.6.1551 prot.256, in presenza del Confaloniere Dno Antonio Petruzzi, e Mezzaroma Mezzaroma e Giacomo Pezzuti Anziani della Comunità Sutrina si è provveduto mediante la demolizione della casa diruta di Luca Ferrazzoli (del costo di 34 scudi) all’apertura di una nuova Porta nella città di Sutri, per il costo complessivo di 250 scudi erogati dal Dno Agostino fu Francesco Cialli (mutuo gratuito). I lavori di completamento del manufatto terminarono il 6.4.1552 prot. 199 come da rogito del notaio Ser Paolo fu Giulio Pierleoni. La porta fu denominata Porta Morone o Porta Nova in onore del Cardinale Giovanni Morone (in sostituzione del precedente Governatore Card. Nicola Ridolfi deceduto a gennaio del 1550) insediato il 4.3.1550 prot. 197 con atto del notaio Ser Paolo fu Giulio Pierleoni, Governatore perpetuo di Sutri, con Bolla del Papa Giulio III del 15 febbraio, carica che manterrà fino al 1580 e, provvisoriamente sostituito in vari periodi dal Card. Giov.Vincenzo Gonzaga e Card. Neapolitano (Carafa). La residenza del Card. Giovanni Morone era presso il convento di San Giacomo e i lavori di ristrutturazione erano terminati nel 1552. La porta, a cui si accedeva con una ripida salita, subì interventi di adeguamento nel 1642 e fu ampliata e rialzata nel 1909 dalla Comunità con intervento economico rilevante da parte del Vescovo G.Bernardo Doebbing. Una stele marmorea che ricorda l’apertura di Porta Morone è conservata presso un locale pubblico della città.

Porta Romana anni ’50 – foto L.Sorbelli

 

Porta Romana

 

Porta Romana fu aperta nell’anno 1642 ed i lavori terminati nel 1643 sotto il Papato di Urbano VIII. Inizialmente si denominava Porta Nova o Porta Santa Croce, poi Porta Urbana ed infine Porta Romana. Fu aperta a seguito della decadenza della nobile famiglia Farnese, dopo che era stata chiusa la strada che da Monterosi conduceva ai Ducati di castro Ronciglione e Caprarola e poi Viterbo (detta strada della Montagna). Per un lungo periodo di 3 Papati tutto il traffico proveniente da Roma passava per la Civitas Sutrina entrando da Porta Romana e uscendo da Porta Morone e viceversa per chi proveniva da Viterbo. La Civitas ne ebbe un incredibile sviluppo economico, pari a quello, a suo tempo vissuto, Rinascimentale. Fu demolita parzialmente nella volta centrale a seguito di (presunti) parziali crolli, con ordinanza Comunale n.32 del 7.3.1963, certificati dal tecnico Comunale. Successivamente, con ordinanza Comunale n. 37 del 3.8.1964, sentito il parere dell’Architetto Baldacchini di Roma, al quale sarà affidato il progetto per la ricostruzione del manufatto, si ordinava di procedere alla immediata totale demolizione del manufatto denominato “Porta Romana”. I lavori di demolizione furono affidati alla ditta Faiella Pietro di Roma.

Porta San Giorgio

 

E’ da poco tempo che è stata individuata, tramite la consulenza dell’archivio notarile, ed era posta in prossimità di Porta Furia in contrada Saccello, a confine con i beni dell’ospedale di San Spirito in Saxia e permetteva l’accesso alla città nell’attuale via che conduce all’ex mattatoio, nelle soprastanti vicinanze c’era un cassero o fortezza di avvistamento vigilata. Sappiamo che la Porta S.Giorgio era agibile sin dai primi anni del 1382 (prime fonti notarili) e troviamo riferimenti fino al 1540. Vicino la Porta esisteva una fonte di acqua denominata Fonte San Giorgio. La porta di piccole dimensioni, era posizionata in una salita molto ripida ed una profonda cavea con scalinata, scavata nel tufo, permetteva l’accesso ai soli pedoni residenti. La vicina e famosa Porta Furia, nel periodo citato risultava parzialmente agibile. La Porta San Giorgio immetteva in una strada che percorreva il crinale della Civitas (oggi ostruita dal fabbricato del mattatoio) e conduceva alla Torre oggi detta Fortebracci e con un arco immetteva alla Platea della Chiesa di San Sebastiano.

                                                                               

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