La ferriera di Rotoli

© di Luigi Zuchi X.2013

 

Rovine della ferriera di Rotoli detta “ferriera nova”

 

 

Mai nessun storico della città di Sutri ci ha tramandato la presenza delle ferriere nel suo territorio. Eppure tali emergenze archeologiche industriali hanno rappresentato dalla fine del XV secolo e fino agli albori del 1600 un elemento determinante dello sviluppo economico e culturale della città. Erano di proprietà di varie nobili famiglie sutrine che rispondevano ai nomi dei Panalfuti, Maristelli, Rogeri e de Arcu. Erano state progettate e costruite sul finire del 1480, su commissione delle nobili famiglie sutrine, da maestranze provenienti dal norditalia in particolare da città e paesi delle ex diocesi di Brescia, Bergamo e Pistoia. La documentazione dell’archivio notarile sutrino ci fornisce l’ubicazione delle stesse: 1) in contrada il Destendino nel fosso della Valle Capranica, sotto il convento di San Giacomo (diruta) ; 2) in località Monte Bono (detta Ramiera o Lamiera) nell’attuale strada che conduce a Bassano in contrada Casa Cavalieri (esistente); 3) in località Valle di Rotoli detta “ferriera nova” (esistente); 4) in località le Prata al confine con la contrada Fucini tutt’oggi denominata la “ferriera vecchia” (demolita); ed infine 1 ferriera in località Grassano in contrada detta “rivo molini” poi detta contrada “parlesio” di proprietà della nobile famiglia de Arcu o de Archu (diruta).

Successivamente agli inizi del XVII secolo la proprietà delle superstiti 4 ferriere (destendino, nova, vecchia e ramiera) si concentrò nella nobile famiglia dei Muti-Papazzurri apportando esigui vantaggi economici alla città.

Questo sunto storico persegue il fine di restaurare, conservare e valorizzare le emergenze archeologiche industriali delle quali la città di Sutri è ricca di testimonianze. Paesi e località vicine la nostra città, con meno presenze archeologiche industriali, da anni hanno organizzato convegni ed impiegato fondi pubblici per valorizzare tali zone, impegnandosi a realizzare un museo all’aperto ed un percorso sull’archeologia industriale. In Inghilterra e nel nord Europa le ferriere le curano e le proteggono come preziose reliquie e migliaia di turisti le visitano religiosamente. In Italia dove l’archeologia industriale è un concetto recente, le antiche ferriere rischiano di scomparire per sempre, sotto erbacce, intemperie o speculazioni edilizie. Già abbiamo parlato della ferriera di Ronciglione in contrada Megari di proprieta del nobile sutrino Francesco Rogeri.

Le ferriere di Sutri annualmente lavoravano dal mese di novembre a fine maggio ed eccezionalmente fino a giugno (festa di S. Pietro e Paolo). La documentazione notarile ci informa che i lavoranti nelle ferriere erano denominati “ferrazzoli” e provenivano dal nord Italia in particolare dalle provincie (diocesi) di Brescia e Bergamo, molti erano residenti in Ronciglione dove presumibilmente lavoravano nelle locali ferriere nei periodi annuali quando a Sutri erano chiuse. I ferrazzoli lavoravano per 6 giorni la settimana riposandosi la domenica (giorno che trascorrevano ospiti nella porzione del Palazzo Muti-Papazzurri in platea maggiore locato agli affittuari delle ferriere). La dirigenza dei lavori era affidata ad un capo mastro ferrazzolo. All’interno della stessa ferriera, nel piano sovrastante, vi era una stanza con due o tre letti al servizio dei stessi “ferrazzoli” e vi si accedeva con una scala.

La materia prima che si lavorava nelle ferriere Sutrine era di due tipologie e veniva denominata “ferraccio” di prima qualità detta anche “mercantile” e “ferrina” prodotto più scadente e di piccole dimensioni che aveva una minore resa in sede di lavorazione. Agli inizi del XVI secolo la materia prima veniva acquistata nei magazzini posti prospiciente il mare di Corneto (Tarquinia) ed in alcuni casi fino a Follonica, successivamente nel secolo XVII veniva acquistata e trasportata dai porti di Santa Severa , Palo e qualche partita da Monteleone (scadente).

La ferriera in località le Prata detta “ferriera vecchia” di proprietà del nobile Francesco Rogeri in un atto notarile del 12.11.1577 prot.365 del notaio Biagio Antonio Mezzaroma il sistema di lavoro adottato veniva definito “lavorazione alla bresciana”.

La costruzione della ferriera posta in località valle di Rotoli o San Marco nei pressi del fosso detto del Salvatore denominata anche “ferriera nova” a confine con la strada pubblica che dalla valle di Rotoli conduceva a Nepi, è la più recente, in ordine di tempo, delle cinque ferriere presenti nel territorio di Sutri. Si accedeva alla ferriera tramite la strada che si dipartiva dalla Grotta di Orlando ed altra strada in località Poggio del Tempio.

I lavori di costruzione della ferriera di Rotoli iniziarono il 18.2.1617 prot. 9 (atti della comunità 1616-1623) come da atto notarile rogato dal Cancelliere, (notaio Domenico Cialli) stipulato fra la Comunità di Sutri rappresentata dal Confalloniere dott. Fabrizio Baronio unitamente ai due Anziani Francesco Cavalli (Del Cavallo) e Girolamo Desideri e il sig. Sebastiano Fasano originario di Bergamo ma residente da generazioni in Ronciglione, con il beneplacito della Rev. Camera Apostolica.

Nell’atto notarile rogato dal Cancelliere della Comunità Sutrina si prevedeva che:

-il sig. Sebastiano Fasano sia tenuto procurare ed ottenere la licenza dai sigg.ri superiori (Camera Apostolica) e tutte e singole cose contenute nel presente istrumento a sue spese;

-che sia obbligato di cominciare l’edificio della ferriera a partire dal prossimo mese di Aprile ed averlo finito entro 2 anni e la ferriera cominci a lavorare, altrimenti la Comunità ha facoltà di concedere il medesimo luogo ad altre persone;

-che detto Sebastiano sia obbligato di tenere una bottega di ferro nel sito in parola e se mancasse ferro in detta bottega, per due o tre giorni, cada nella pena di scudi 1 ad ogni richiesta e questo si intende mentre lavorerà detta ferriera. Tale pena da applicare per un terzo a favore della Camera Apostolica, un terzo al Governatore di Sutri e un terzo a favore della Comunità;

-che i cittadini di Sutri nell’acquisto del ferro in detta bottega siano preferiti ai forestieri e la conduttura di detto ferro sia a carico del titolare della ferriera.

Il 10.4.1620 (prot. 9 atti della comunità 1616-1623) il sig. Sebastiano Fasano onde ottenere una maggiore portata d’acqua alla sua ferriera aveva deviato il corso dell’acqua che nasceva dalla fonte di San Rufino (attuale ponte del Salvatore) e l’aveva unita al fosso di Rivo Rotto al cospetto della chiesa di S. Fortunata attraversando la via pubblica che dalla valle di Rotoli conduceva a Nepi, coprendo l’unione dei fossi con tavole. La comunità Sutrina aveva obbligato il sig. Fasano a fare un ponte di muratura entro il termine di due mesi.

Per terminare la costruzione della ferriera il sig. Fasano trovandosi in difficoltà economiche era ricorso ad un prestito di 50 scudi erogati dalle confraternite sutrine di S.Antonio abate e Confallone di Sutri ad un tasso annuo del 4%. La stessa ferriera non avendo sufficiente acqua non lavorava a pieno regime.

L’11.5.1637 (senza protocollo) per atto rogato dal notaio Francesco Mandolino il sig. Sebastiano Fasano aveva venduto l’edificio della ferriera con relativa masserizia al cav. Marchese Giovanni Battista Muti-Papazurri nobile romano ma residente in Sutri, in Platea Fori (attuale Palazzo Comunale) per la somma di scudi 160, impegnandosi a pulire il fosso partendo dal Mola del grano di proprietà del Sig. Cavalieri, posta sul fosso di Rotoli, fino alla ferriera e calando lo stesso fosso di tre palmi.

In un atto privato stipulato in Roma e trascritto in Sutri il 10.4.1645 dal notaio Agostino Varesio, il marchese Giovanni Battista Muti aveva venduto ai sigg.i Giuseppe Marinelli e Giovanni Paolo Lepori ambo di Civita Castellana tanto ferro ascendente alla valuta di 300 scudi, ai prezzi infrascritti nel seguente capitolo:

-scudi 32 il migliaro il ferro ordinario;

-scudi 37 il ferro modello;

-scudi 39 il ferro stendino. E tutto il ferro condurlo a spese del sig. Marchese in Civita Castellana. Il pagamento sarà dagli acquirenti effettuato nei seguenti termini;

-scudi 200 subito in contanti in Roma;

-scudi 100 in termine di 6 mesi prossimi a venire.

Il 6.12.1657 prot. 540 a rogito del notaio Pietro Pancrazio, il sig. Giovanni Battista Pellegrini di Bergamo si obbligava di consegnare ai sigg.i Santo Moro di Radicofani abitante in Sutri e Claudio Canono di Cambrai provincia delle Fiandre 50 migliare di ferraccio, franco di gabella del quatrino, per il prezzo di scudi 12 e bolognini 10 per qualsivoglia migliaro di ferraccio, da consegnare presso il magazzino di castro Palo e da lavorare presso la ferriera nova di Rotoli in Sutri. Il ferro lavorato deve essere buono, recipiente non sfogliato e mercantile cioè: l’ordinario (pale, zappe, morse e picconi), a scudi 25 il migliaro, il modello (vomeri, catene e tondini) a scudi 28 il migliaro e il destendino (righette, lamiere etc.) a scudi 30 il migliaro.

Il 14.5.1659 prot. 489 per atto rogato dal notaio Tranquillo Lezi, la Marchesa Caterina Soderini vedova del Marchese cavaliere di S.Giacomo Giovanni Battista Muti-Papazurri e curatrice dei figli minorenni Giuseppe Vincenzo e Marcello in rappresentanza anche del figlio maggiorenne Eugenio, affittava la ferriera di Rotoli detta “ferriera nova” e la ferriera in località le Prata o Fucini detta “ferriera vecchia” ai sigg.i Bartolomeo Muti bresciano, abitante in Sutri e Agostino Leali residente a Ronciglione per la durata di 5 anni a partire dal prossimo ottobre, per il prezzo di scudi 60 per i primi due anni e scudi 100 per i seguenti tre anni con la condizione che gli affittuari dovevano riparare i due edifici delle ferriere ed aggiustare i mantici oltre ripulire i fossi. La Marchesa Soderini dichiarava di concedere dal prossimo anno anche la ferriera detta del Destendino posta sotto il convento di San Giacomo, accertato che la stessa era stata affittata a suo tempo al sig. Giovanni Battista di Giovanni Matteo di Ronciglione.

L’11.12.1661 prot. 490 a rogito del notaio Tranquillo Lezi, il sig. Bartolomeo Muti di Brescia, mastro ferrazzolo, residente in Sutri dichiara “per la verità io dichiaro che se le rev. Monache Carmelitane di Sutri fanno fabbricare nella Valle di rivo rotto vicino all’alboreto degli eredi del fu canonico Jannelli e dei sigg. Rogeri una nuova Mola per quanto si dice e che facciano una muraglia grossa con la quale vogliono ritenere il corso dell’acqua che passa per il fosso di rivo Rotto e và ad unirla a quella della “ferriera nova” spettante agli ill.mi sigg. Muti.Papazzurri, io dico che di sicuro questa riparante ossia bottaccio sarà di grandissimo pregiudizio alla detta “ferriera nova” perché mancandogli quell’acqua difficilmente potrà lavorare in quel tempo, in particolare per riempire detto bottaccio ci vorrà perlomeno 15 o 20 giorni continui e anche sarà di grave pregiudizio ai fossi di detta “ferriera nova” e quando macinerà la detta nuova Mola l’acqua ritenuta uscirà con tanto impeto e con maggiore quantità che romperà l’argine del fosso ordinario, non capace di maggior acqua del solito corso e tutto il giorno farà danni e rotture che la “ferriera nova” non potrà lavorare. E questo dico e so per essere pratico nelle ferriere, avendo lavorato molti anni particolarmente nella detta ferriera nova essendo mio esercizio, so molto bene il danno che si riceve non avendo l’acqua a sufficienza e venendone maggiore quantità e più veemente del solito”.

Il teste magistro Giovanni Pietro Cargnoni di Lavenona di Brescia, ferrazzolo, abitante in Sutri dichiara: “ per la verità dico, se le monache Carmelitane della città di Sutri fanno fare una nuova Mola a rivo Rotto nel luogo indicatomi dal sig. Claudio Manno agente dei sigg. Eugenio, Giuseppe e Marcello Muti-Papazurri e ciò sarà di pregiudizio grande alla “ferriera nova” per due ragioni principali. La prima è che mancherà per 15 o 20 giorni continui l’acqua solita che và a detta ferriera, quale si intende vogliono riempire in una Laguna ossia legata ad uso di bottaccio per far macinare detta nuova Mola che in altra maniera non si può fare e pertanto detta ferriera nova non potrà lavorare perché nell’edificio dell’acqua che manchi al solito ne soffrirà a sufficienza da far bollire il ferro e ferraccio, il soffione e il Maglio non batterà abbastanza da stendere i Masselli e così la ferriera per tal mancanza verrà a patire e li mastri Capo ferrazzoli e altri lavoranti non potranno lavorare. La seconda è che aprendosi il bottaccio dell’acqua ritenuta per far macinare la nuova Mola l’acqua che esce che sarà di maggiore quantità del solito verrà con tanto impeto che romperà gli argini e Gore del letto del fosso ordinario di detta “ferriera nova” e per queste rotture ogni giorno si riceveranno danni e si perderà il tempo e non si potrà lavorare in modo che non vi sarà ferrazzolo che vi voglia più stare e questo io lo so per essere pratico della qualità dei ferri essendo mio esercizio di lavorare il ferro”.

Il 3.11.1665 prot.541 del notaio Pietro Pancrazio:

Il sig. Cristoforo Scarlattini si obbligava di pagare al mastro Bartolomeo fu Marco Antonio Leali di Odolo diocesi di Brescia, tutte le giornate che non potrà lavorare al presente giorno, fintanto che non sarà aggiustato il Destendino di Capranica per il quale l’aveva fatto venire da Brescia in conformità della polizza fatta in Odolo sotto il 7 ottobre passato ed al presente pagargliele a ragione di scudi 55 l’una tanto per sé quanto per il suo lavorante e segnare dette giornate di settimana in settimana nel presente foglio e nel medesimo tempo pagarle senza che in questo debba scontare cosa alcuna della caparra avuta in Odolo di scudi 12. In fede Cristoforo Scarlattino.

Il 23.6.1666 prot.541 del notaio Pietro Pancrazio- testimonianze a favore di Cristoforo Scarlattino, romano, mercatore di ferro – 1) testimonianza del mastro ferrazzolo Geronimo fu Giovanni Maria Sippiri di Lavanone diocesi di Brescia, di anni 30 circa, dichiara: “Io testimonio su quanto mi si domanda, per la verità dico che nell’anno passato circa la fine di Giugno quando finiscono di lavorare le ferriere di Sutri, fui pregato da mastro Giovanni Battista Brunori, ferrazzolo, che aveva lavorato nella ferriera vecchia di Sutri, acciò le rivedessi il suo libretto dove stava notato il ferraccio che aveva ricevuto come anche il ferro lavorato che il detto mastro aveva restituito e dei denari richiesti dal medesimo, qual libretto ha scritto tutto di mano del sig. Pietro Galluzzi nella conformità che era scritto il mio, conformemente anche so che è solito ogni ferrazzolo deve tenerlo costumandosi così nelle ferriere perché oltre il ferro che si lavora e restituisce dove io per compiacere detto mastro Battista pigliai detto libro in mano e andassimo assieme in casa di che si dice di soprannome Beato te Gallina, dove sommai tutto il ferro lavorato da esso e consegnato in diverse partite, viddi che tanto il ferro ordinario quanto il ferro modello con le masserizie ascendeva alla somma di libre novantacinque mila con qualche libra in più ma non meno. Qual conto da me fu fatto con ogni diligenza perché io so sommare e fare i miei conti in miglior modo che so’, ed il mastro Battista restò soddisfatto, dicendomi che doveva esser tanto e non meno e così io restituii il suo libro al detto mastro Battista il quale poi so’ che andò dal detto Pietro Galluzzi per fare i conti con lui ma, di poi quel che ne seguì io non lo so’, solo mi disse dopo detto mastro Battista che lui aveva fatto i conti con detto sig.Galluzzi e che avevano saldato le medesime novantacinquemila libre di ferro sia ordinario e modello conforme io ho detto di sopra per aver io fatto li detti conti come ho detto di su rispettivamente per essermi stato detto dal medesimo mastro Battista di aver fatto lui li detti conti con il sig. P.Gallluzzi

Il 24.6.1666 prot.541 del notaio Pietro Pancrazio;

2)-testimonianza di Giacomo fu Bartolomeo Triboldi di Anfo diocesi di Brescia, di età anni 44 circa, depone sotto giuramento; “Posso dire per la verità e testimonio come l’anno passato alla fine di Giugno stando io alla loggia dei sigg.i Muti qui in Sutri incontro alle stanze del sig. Pietro Galluzzi assieme con Giovanni Battista Brunori ferrazzolo della ferriera vecchia di Sutri, mio compare, mi pregò detto Giovanni Battista che io dovessi vedergli il suo libretto dove stava notato il ferraccio che lui aveva ricevuto e il ferro tutto che lui aveva restituito dove io medesimo nelli poggioli della detta loggia mi posi a sommare detto libretto scritto di propria mano di detto Galluzzi e viddi che tanto il ferro ordinario quanto il ferro modello spondeva la somma di libre novantacinquemila o quattrocento o cinquecento, salvo il vero ma sopra i cinquecento mi ricordo benissimo anzi dico sopra novantacinquemila ma sì meno, mi ricordo benissimo che sommarono e tutte a peso grosso conforme è solito mettersi nei libretti di tutti i ferrazzoli che è solito tenere in tutte le ferriere e questo io lo so’ per averlo sempre io sommato con ogni diligenza sapendo io sommare e moltiplicare nel miglior modo che posso conforme faccio ancora oggi e ho fatto da due anni in qua’ che io stò’ per fattore in Sutri in dette ferriere postovi dal sig. Pietro Galluzzi d’ordine del sig. Cristoforo Scarlattino mio Padrone e anche so’ che detto mastro Battista per assicurarsi se ascendeva detto ferro lavorato alla suddetta somma detta di sopra, per non saper quello né leggere né scrivere, nel medesimo giorno andò a trovare il mastro Gironimo Seppiro mastro della ferriera di Capranica che qui si tratteneva ancor lui per saldare il suo conto e so che il medesimo mastro Geronimo lì fu veduto il medesimo libretto che dopo dal medesimo mastro Battista e dal medesimo mastro Geronimo mi fu detto che acendeva tutto il suddetto ferro alla somma di libre novantacinquemila e ottocento a peso grosso come ho detto di sopra. Di più posso dire per la verità che quattro giorni fa in circa domandai io al medesimo mastro Battista se si ricordava veramente a che somma fosse asceso tutto il suo ferro che lui fece nella stagione passata il quale mi disse che si ricordava benissimo che tutto il ferro consegnato da lui fu di libre novantacinquemila e ottocento con le masserizie a peso grosso conforme disse il sig- Pietro Galluzzi che stava notato nel suddetto suo libretto”.

24.6.1666 prot.541 del notaio Pietro Pancrazio;

3) testimonianza di Domenico fu Cristoforo Merenle di Cavalese diocesi di Trento di anni 48 circa, dichiara sotto giuramento: “Dico per la verità io testimonio che conforme che stò per Duttello (o Puttello) con mastro Battista Brunori come io so’ che la massa di ferraccio che mandò il sig. Principe Zudocenzio nella Lamiera di Sutri tenuta in affitto dal sig. Cristoforo Scarlattini avendola messa in opera detto mastro Battista assieme con Geronimo suo fratello che in detta Lamiera sono per lavoranti alla prima calla fatta un pezzo di verga si spezzò in due pezzi, la qual rottura è cagionata per esser fatta detta massa di ferraccio imperfetto e mal purgato e dentro alla detta massa si vede apertamente che vi sono li buchi e si capirebbe più di uno e per questo si conosce la cattiva condizione e qualità del ferraccio e so’ che per avanti si mettesse in opera la detta massa era rotta, ancorchè vi si conoscesse la rottura perché subito era rotta in mezzo viddi che era ruginita per il difetto che c’era e le dette cose le so perché stò per Puttello in detta Lamiera per aver visto e conosciuto il tutto come ho detto di sopra. E so’ che il detto mastro Battista la detta massa la fece ricuocere per lo spazio di tre giorni e con ceri di carbone per farla indolcire come è solito e perciò dico che era rotta dentro per essere cattivo ferraccio per averlo io guardato come ho già detto sopra

Il 29.6.1666 prot.541 notaio Pietro Pancrazio – testimonianza a favore di Cristoforo Scarlattino mercatore di ferro – Il mastro Andrea fu Bartolomeo Bertoli di Lavinona diocesi di Brescia, di età di 54 anni, dichiara: “Intorno a quanto mi si domanda per la verità Le posso dire che nel mese di Giugno del 1664 dopo aver lavorato la suddetta stagione nella ferriera nova di Sutri mi ricordo benissimo come fosse adesso, che vi fabbricai in tutta la suddetta stagione migliara 109 di ferro e piuttosto più che meno,, cioè tra ferro ordinario e ferro modello tutto a peso grosso e conforme vi fu segnato nel libretto solito dal sig. Pietro Galluzzi in diverse partite che io al medesimo lo consegnai, qual libretto nel saldo dei conti che fu alla fine di giugno dell’anno come ho detto di sopra restituii e restò al detto Pietro Galluzzi” . E firmò con la croce per non saper scrivere.

Il 5.7.1671prot. n.c.1 del notaio Giovanbattista Cialli, il Marchese Marcello Muti-Papazzurri aveva in locazione la ferriera di Capranica di proprietà della famiglia Geri ubicata in località Madonna delle Grazie. L’agente del Marchese Muti sig. Pietro Galluzzi aveva stipulato un contratto per la fornitura del carbone ad uso ferriera, con il sig. Pietro fu Giuseppe Salvati di Capranica, a partire dal primo ottobre prossimo fino al giorno della festa di S.Pietro e Paolo dell’anno futuro 1672, a tutte e singole sue spese di capa e cocitura e conduttura fino alla ferriera e detto carbone doveva essere di castagno buono e ben cotto. Il Sig. Galluzzi si obbligava di pagare al sig. Salvati scudi 5 e mezzo per qualsivoglia migliaro di ferro fabbricato.

Nel 1671 le quattro ferriere di Sutri di proprietà del Marchese Marcello Muti-Papazurri e precisamente la “ferriera nova” in Valle Rotoli, la “ferriera vecchia” in località le Prata, la “Lamiera” o “Ramiera” in località Casa Cavalieri, e “il Destendino” in Valle Capranica sotto il convento di S.Giacomo, erano affittate al sig. Cristoforo fu Francesco Scarlattini, romano.

In un atto rogato il 30.10.1671 prot.542 del notaio Pietro Pancrazio, il Marchese Marcello Muti-Papazzurri aveva acquistato dal nobile Marco Antonio Grassi metà della ferriera posta extra oppido Capranica al cospetto della chiesa di S.Maria delle Grazie, ante via pubblica, tramite contratto stipulato da un notaio romano. La residua metà della ferriera era di proprietà del nobile Francesco Gerio.

Il 15.3.1674 prot. 570 a rogito del notaio Giovanni Battista Cialli, il Marchese Marcello Muti-Papazurri unitamente al mastro ferrazzolo Silvestro di Pietro Mezzadonna e madre Claudia Cafei (originario del nord italia) ma residente in Sutri eletto perito dal sig. Marchese, si recarono in castro S.Severa ad accertare la qualità del ferraccio esistente nei magazzini dei sigg. Amico e Giulio Sinibaldi posti di fronte al mare. Il capo-mastro ferrazzolo Silvestro Mezzadonna nella sua qualità dichiarò “che nel magazzino vi era una grande quantità di ferraccio e girando in detto magazzino disse che la qualità di detto ferraccio era di tre sorte (tipi): la prima qualità di ferraccio è perfetta e buona e mercantile. La seconda qualità non è perfetta né buona essendo sfogliato con buchi e malcorto che non è buono a lavorare e quando si lavora cala assai di peso. Vi è una terza sorte di ferraccio che sono pezzetti assai minuti chiamata “ferrina” non è buona né mercantile e lavorandola cala la metà del proprio peso ed il lavoro non viene perfetto”. Il giorno seguente il Marchese Marcello Muti-Papazzurri con il perito ferrazzolo Silvestro Mezzadonna si recò a castro Palo nel magazzino o grotta del sig. Sinibaldi, in luogo detto il Montarone dichiarando: “che vi è una grande quantità di ferraccio che sarebbe mercantile ma vi è anche una piccola quantità di ferrina. Il ferraccio sarebbe mercantile per essere pezzi grossi di prima qualità, ma detto ferraccio vedo che è tutto rosso in quanto vi è nel magazzino tanta acqua e detto ferraccio inzuppato d’acqua è di maggior peso”.

Il 24.11.1681 prot.542 del notaio Pietro Pancrazio:

-testimonianza a favore del sig. Cristoforo Scarlattino-

Michele di Salvatore Stuffaldi di Caninane diocesi di Pistoia, ferrazzolo, di anni 27 circa, dichiara sotto giuramento “Per quanto mi si domanda, per la verità le posso dire come io venerdì prossimo passato che era il 21 del corrente mese, per ordine e comando del sopradetto Cristoforo Scarlattini andai a vedere il forno del ferraccio e le ferriere poste e esistenti nel Monte la Guardia, territorio di Cerveteri e vi andai accompagnato da Michele Papino di Maresca, pure ferrazzolo, e ho visto benissimo che in detti forni sia anche in piedi il Camicchio con tutti i ferramenti che lo tengono in piedi, in compagnia del sopradetto Michele e ho visto la portapali del detto forno che stà aperta per essere stata smurata la metà e ho visto che i fossi delle ferriere e Gore e bottacci vi è della malta e sterri in modo tale che non possono lavorare dette ferriere se non sono puliti e ho anche visto lo stato dei Carbonili di detti edifici che vi saranno sopra cento e più in circa some di Carbone in tutte e due le ferriere e ho in particolare visto la tromba della ferriera di sopra che è tutta rotta e ha bisogno di essere accomodata di grande risarcimento altrimenti è impossibile che vi si possa lavorare e il Destendino è tutto pieno d’acqua e nella porta di esso non vi è catenaccio e ho visto che le camere del fattore e della dispensa sono tutte aperte e le porte di esse sono senza serrature e senza catenacci e le dette ferriere nello stato che sono al presente non è possibile farle lavorare se non si fa spesa degli acconci”.

L’1.1.1682 prot.542 del notaio Pietro Pancrazio;

-testimonianza a favore dell’Ill.mo Marchese Marcello Muti Papazzurri;

Il capo-mastro ferrazzolo Domenico fu Paolo Rebugli di oppido Odolo di Valle Sabbia diocesi di Brescia di anni 35 circa dichiara: “Io testimonio dico e testifico per la verità che ciascuna ferriera esistente nel territorio della Città di Sutri per ogni stagione per ogni cento migliara di ferro lavorato dava per lo meno per accrescimento migliara quattro e seicentootto secondo la bontà e perfezione del carbone e questo lo so’ benissimo per avere lavorato in dette ferriere ed avere esperimentato, come anche di certo l’esperimento”.

Il 7.8.1701 prot. 568 del notaio Angelo Antonio Nesule:

-Il sig.Paolo fu Bartolomeo Zappettoni di Bracciano abitante in Sutri di anni 40 e Giovanni Battista fu Baldassarre Casolini di Ronciglione abitante in Sutri di anni 70 dichiaravano: “Abbiamo conosciuto e conosciamo il capo-mastro Domenico fu Paolo Rebugli di Odolo e capo-mastro Girolamo Zeppini di Lavinone i quali sono capo-mastri delle ferriere e ambedue hanno lavorato per il tempo di 18 o 20 anni non solo nelle ferriere di Sutri ma anche in quelle di Ronciglione e nell’anno corrente hanno lavorato da capomastri nelle ferriere di Sutri dove sono stati assistenti cioè Domenico Rebugli alla ferriera Nova e Girolamo Zeppini alla ferriera Vecchia”.

L’1.11.1701 prot. 568 del notaio Angelo Antonio Nesule:

-I capo-mastri ferrazzoli Domenico Rebugli e Girolamo Zeppini dichiaravano-

Noi capomastri e ministri assistenti alle ferriere di Sutri spettanti al sig. Giuseppe Pignatelli di avere sotto il dì 6 luglio deposto che il ferraccio venuto da Campo Leone e mandato a Palo dai sigg.i Stefano Mari e compagni e da noi lavorato nella passata stagione in queste ferriere di Sutri, ridotto a ferro non mantiene il Calo del quinto, anzi scarsamente al quarto e che a colarlo, corticciarlo e distenderlo porti il consumo di some diciotto per migliaro di carbone buono di castagno, qual calo del quarto e consumo rispettivamente di carbone deponiamo che non solo l’abbiamo trovato nel primo ferraccio ma anche lo troviamo nel secondo che si cominciò a lavorare nel finire della passata stagione e si continua nella presente stagione. Giudichiamo che il ferraccio è di Loppi e non di vena di cattiva qualità conformemente al ferraccio cattivo. Parimenti attestiamo quando il ferraccio ridotto in ferro non avesse mantenuto al quinto, anzi intendessimo tutto il contrario avendolo apertamente detto al sig.Pignatelli di non voler essere tenuti al detto Calo, sapevamo che detto ferraccio non era di buona qualità e che perciò non sarebbe riuscito”.

In un atto del 4.4.1702 prot.580 del notaio Fabio Ferdinando Cialli, il sig. Stefano Mari e Giuseppe Pignatelli dichiarano di aver concordemente fatto fare l’esperienza nella ferriera vecchia di Sutri dei ferracci da detto sig. Mari e compagni venduti e consegnati ai sigg. Pignatelli, Vincenzo Longhi e Agostino Sagrestani. Tale esperienza è stata fatta da mastro Francesco Fontana, mastro Viviano Gioia e mastro Cristoforo Gioia tutti ferrazzoli. Pesato libre 500 di ferraccio e quello lavorato ha dato libbre 440 come meglio potranno dire i suddetti lavoratori e così dicono e dichiarano. Atto in Sutri in Platea magna, vicino la chiesa di S.Lucia presenti Antonio fu Alessandro Paluzzi e Giuseppe fu Volumnio Mancinelli di detto loco.                        

Il 17.11.1706 per atto del notaio G.Francesco Ferraioli prot. 584, il Marchese Marcello Muti-Papazzurri accertato che una forte piena d’acqua aveva distrutto il ponte di legno per accedere alla sua ferriera di Rotoli detta “ferriera nova”, aveva su disegno di mastro Felice Romano deciso di costruire un nuovo ponte in muratura. Il mastro Andrea fu Scipione Ciferri romano e suo figlio Alessandro abitanti in Sutri, avevano assunto tale lavoro per il compenso di scudi 50.

Il 28.11.1706 prot.584 per atto del notaio G.Francesco Ferrajoli, il sig. Angelo Fornario fu Sante di Bologna ed abitante in Ronciglione di anni 40, sotto giuramento dichiara “che nell’anno 1704 che incominciano e sono solite lavorare le ferriere sino alla fine di maggio ossia parte del mese di giugno del susseguente 1705. Io insieme con il mio garzone chiamato Benedetto, cocei la legna ad uso carbone nelle macchie poste nel territorio di Sutri in contrada Caporipa e Fonte Fontana per ordine del Sig. Pietro Joanni ministro generale del sig. Francesco Lelmi e detto carbone io medesimo alle taglie con li Cavallari che conducevano detto carbone alle ferriere di Sutri e ogni mattina portavo le taglie al sig. Antonio Paluzzi parimenti ministro del sig. Lelmi il quale poi le ripeteva nel suo e nel mio Libro e in tutte la somma di detto carbone segnato ascende al numero di some 918 e oltre alle some di 918 segnate alle taglie e poi ai Libri dei Cavallari che conducevano il suddetto carbone alle ferriere mi dissero che vi erano da segnare da 20 a 22 altre some in circa”. † croce di Angelo per non saper scrivere.

Il 26.12.1707 prot.584 del notaio Giovanni Francesco Ferrajoli, il sig. Marco fu Battista Cardoni di Massa Carrara diocesi di Sarzana abitante in Bassano di Sutri in contrada Il Poggio, di anni 38, con giuramento depone:

Sin dal mese di aprile o più vero tempo per ordine del fu Paolo Suscioli, mentre visse, viceconomo dell’Ill.mo Marchese Marcello Muti, fui assieme con Pietro Pirolo ministro del sig. Francesco Lelmi affittuario delle ferriere di Sutri a contare la legna fatta nelle macchie di Fonte Mora, Caporipa, Monte Ferraccino e Fonte Giglio poste nel territorio di Sutri spettanti all’Ill.mo Marchese Marcello Muti per servizio di dette ferriere di Sutri, quali trovassimo che nella macchia di Fonte Mora furno pasi numero 641, di Caporipa pasa 788 e tre fogliette, Monte Ferraccino pasa n. 205 ed a Fonte Giglio pasa n.ro 511 e mezzo cioè sporche che curate e pulite in tutto furno e restorno 1991, quale legname così contate e numerate e annotate e approvate dal sig. Pietro Janni per essere in Ronciglione, parimenti ministro del sig. Francesco Lelmi alla presenza di detto Piroli e Antonio Paluzzi e questo perché il medesimo ministro ha fatto rivolgere e cuocere detta legna, conforme si vede presentemente ed io ho veduto per essere ivi andato li giorni passati come perito nuovamente eletto dal sig. Marchese Muti assieme con il Ministro e perito del sig. Lelmi per nuovamente numerare e contare la detta legna e in tale occasione trovo che nella macchia di Caporipa mancano pasa n.41 e mezzo e nella macchia di Monte ferraccino mancano pasi 27 e nella macchia di Fontemora mancano pasi 470 e mezzo sporche, però in tutte le macchie, e questo a causa che è stata rivolta, cotta e portata via come attualmente si riconosce e io assieme a detto Piroli abbiamo visto e riconosciuto le suddette cose e disposte e le depongo per essere stato perito eletto alla numerazione e conto di detta legna tanto la prima volta dal fu Paolo Suscioli quanto questa seconda volta perito designato dal sig. Marchese”. Ho sottoscritto di mano propria.

Il 22.10.1708 prot.585 del notaio G.Francesco Ferraioli, si richiama il contratto rogato il 30.8.1707 dal notaio Bartolomeo Muccetto di Ronciglione, nel quale il marchese Marcello Muti-Papazzurri aveva affittato la ferriera nova, ferriera vecchia, ferriera Lamiera e ferriera Destendino,  a Girolamo fu Vincenzo Mariani di Viterbo e Vincenzo Longhi soci. La ferriera nova comprensiva dell’inventario era stata consegnata dal procuratore del Marchese sig. Pietro Antonio Goretti di S. Laurino del comitato Fiesolano, direttamente al sig. Massimo fu Andrea Triboldo, capo-mastro ferrazzolo, di Anfi diocesi di Brescia. La ferriera vecchia a Giovanni fu Lorenzo Rocchi mastro ferrazzolo di Ronciglione. La ferriera Lamiera a Bernardino fu Bernardino Papino di Maresca diocesi di Pistoia mastro-ferrazzolo. La ferriera il Destendino a Giovanni Frati del fu Pietro di fabrica Graffagnani diocesi di Lucca mastro ferrazzolo. Il precedente affittuario risultava il sig. Giuseppe fu Nicola Pignatelli di Manfredonia abitante in Canino diocesi di Acquapendente.

Il 28.11.1713 prot. 587 del notaio G.Francesco Ferrajoli, il Marchese Giovanni Battista fu Marcello Muti affitta ai sigg. Vincenzo fu Bartolomeo Longhi e Girolamo di Francesco Mariani da Viterbo, soci le sue 4 ferriere esistenti nel territorio di Sutri e cioè:

-ferriera Nova in contrada Rotoli;

-ferriera Vecchia in contrada Le Prata;

-ferriera Lamiera in contrada Casa Cavalieri nella strada che và a Bassano;

tutte e tre lavoranti ferro grosso e l’altra cioè la quarta detta Il Destendino che è per la strada romana sotto il Convento di San Giacomo. E questa locazione e affitto il sig. Marchese la fa per il tempo di 9 anni da principiare il 1° di novembre del 1716. Il costo annuale della locazione ammonta a 400 scudi da pagare la rata parte ogni 3 mesi anticipatamente in Roma oppure in Sutri. Stabili, masserizia e stato delle ferriere saranno valutati da 2 periti da eleggersi da ambo le parti oltre l’inventario. Il Marchese si obbliga di dare ogni anno per servizio di dette ferriere Passi 1.000 di legna di castagno e gli affittuari pagare alla consegna baiocchi 29 il Passo.

Il Marchese è obbligato dare in Sutri gratis il comodo della stalla con suo fienile e magazzino per tenere il ferro e un granaro da tenere il grano.

Atto in Sutri in palazzo del Marchese presenti Archangelo fu Francesco Alatino di Ronciglione e Pietro Antonio fu Sante Goretti di S.Laurino diocesi Fiesolana.

Il 19.6.1724 prot. n.c.18 del notaio Giovanni Francesco Ferrajoli, Il Marchese Giovanni Battista Muti-Papazzurri affittava ai sigg. Vincenzo fu Bartolomeo Longhi e Girolamo di Francesco Mariani da Viterbo, soci le sue 4 ferriere esistenti nel territorio di Sutri e cioè:

-ferriera Nova in contrada Rotoli;

-ferriera Vecchia in contrada Le Prata;

-ferriera Lamiera in contrada Casa Cavalieri nella strada che và a Bassano;

tutte e tre lavoranti ferro grosso e l’altra cioè la quarta detta Il Destendino che è per la strada romana sotto il Convento di San Giacomo. E questa locazione e affitto il sig. Marchese la fa per il tempo di 9 anni da principiare il 1° di novembre del 1725. Il costo annuale della locazione ammonta a 400 scudi da pagare la rata parte ogni 3 mesi anticipatamente in Roma oppure in Sutri. Stabili, masserizia e stato delle ferriere saranno valutati da 2 periti da eleggersi da ambo le parti oltre l’inventario. Il Marchese si obbliga di dare ogni anno per servizio di dette ferriere Passi 1.000 di legna di castagno e gli affittuari pagare alla consegna baiocchi 29 il Passo.

Il Marchese è obbligato dare in Sutri gratis il comodo della stalla con suo fienile e magazzino per tenere il ferro e un granaro da tenere il grano, come si è sempre fatto.

Il 26.6.1724 prot. n.c.18 del notaio G.Francesco Ferrajoli, il sig. Liberato fu Sante Ricciotti da Sutri anche a nome del figlio Filippo presta consenso a favore del Marchese Giovanni Battista Muti che il medesimo possa e sia lecito far fare un nuovo controfosso con sua cataratta nel terreno di esso Liberato, per la lunghezza di palmi 190 e larghezza della forma di palmi 6, che ritiene in enfiteusi perpetua dal sig. canonico Luca Antonio e Fabio Ferdinando fratelli Cialli, in contrada S.Fortunata vicino i suoi confini, cioè nella filagna penultima verso il Ponte del Salvatore e confinante con altro terreno del sig. Vincenzo Rossi, di quella lunghezza e profondità che richiederà detto contraffosso il quale dalla corrispondenza all’altro fosso che viene di sotto detto Ponte del Salvatore, per il compenso di scudi 3 e baiocchi 30.

Il 29.3.1732 prot. 639 del notaio Liberato Mancinelli – affitto ferriere

Alla presenza di me notaio e testi infrascritti si è costituito il Rev. D. Nicola del fu Pietro Antonio Goretti, romano, Ministro dell’Ill.ma Marchesa Ginevra Muti, in questa città di Sutri e procuratore speciale deputato a fare il presente affitto dall’Ill.mo e Rev. Monsignor Mario Millini della Sacra Rota romana e fattore e Curatore della medesima sig.ra Marchesa Muti erede beneficiante della b.m. del Marchese Giovanni Battista Muti specialmente deputato nel testamento da esso fatto sotto il 20 febbraio 1730 rogato dal notaio Giuseppe Angelo Sfasciamonte. Spontaneamente e in altro modo ha rinnovato e rinnova l’affitto e locazione delle ferriere spettanti all’Ill.ma Marchesa, poste nel territorio di Sutri in numero di quattro e nominate La Vecchia, La Nova, La Lamiera e Il Destendino, a favore del sig. Girolamo fu Francesco Mariani, viterbese per la durata di un novennio da principiare il 1° novembre 1734.

L’affitto ammonta a scudi 400 moneta romana di giuli 10 per scudo, ogni anno da pagarsi la rata parte ogni 3 mesi anticipatamente. Il procuratore della Marchesa promette di dare per servizio di dette ferriere Passi 1000 di legna di castagno delle macchie di detta Marchesa e l’affittuario pagherà ogni passo baiocchi 29 da liquidare alla consegna.

Il 3.12.1743 prot. 637 del notaio Giuseppe O. Zappettoni:

-affitto ferriere-

Il Rev. Sig. D. Nicola Goretti come Ministro e agente dell’Ill.ma Marchesa Ginevra Muti-Sacchetti, concede in affitto e locazione le ferriere spettanti alla sig.ra Marchesa poste nel territorio di Sutri, in numero di quattro e denominate La Vecchia, La Nuova, La Lamiera e Il Destendino al sig. Girolamo fu Francesco Mariani di Viterbo dimorante in Ronciglione da principiare il 1° novembre passato per il periodo di anni 3, per il corrispettivo annuale di 400 scudi da pagare di trimestre in trimestre anticipatamente. Il sig. Nicola si obbliga per servizio delle ferriere di dare annualmente Passi 1600 di legna vergine e non rimanenza delle macchie della sig.a Marchesa o di castagno e l’affittuario li pagherà alla consegna baiocchi 26 il Passo.

Nel caso non potesse venire il solito ferraccio bisognevole per la lavorazione di dette ferriere dalla parte solita di Follonica o fosse impedito il commercio per lo sbarco di detto ferraccio, in principio di stagione o mezza stagione, il sig. Mariani è esentato di pagare la rata parte dell’affitto annuale.

Il 2.4.1749 prot. 638 del notaio Giuseppe O.Zappettoni:

-affitto ferriere-

Il Rev. Sig. D. Nicola Goretti come Ministro e agente dell’Ill.ma Marchesa Ginevra Muti-Sacchetti, concede in affitto e locazione le ferriere spettanti alla sig.ra Marchesa poste nel territorio di Sutri, in numero di quattro e denominate La Vecchia, La Nuova, La Lamiera e Il Destendino al sig. Girolamo fu Francesco Mariani di Viterbo dimorante in Ronciglione da principiare il 1° novembre passato per il periodo di anni 9, per il corrispettivo annuale di 400 scudi da pagare di trimestre in trimestre anticipatamente. Il sig. Nicola si obbliga per servizio delle ferriere di dare annualmente Passi 1000 di legna vergine e non rimanenza delle macchie della sig.a Marchesa o di castagno e l’affittuario li pagherà alla consegna baiocchi 29 il Passo. Oltre i 1000 Passi di castagno il sig. Mariani li pagherà alla consegna baiocchi 20 per ogni passo.

Il 4.12.1753 prot. 639 del notaio Giuseppe Onofrio Zappettoni:

-affitto ferriere-

Essendo deceduto il sig. Girolamo Mariani solito affittuario delle ferriere di Sutri, la Marchesa Ginevra Muti-Sacchetti proprietaria delle ferriere ha rinnovato l’affitto e locazione delle stessa ai figli di Girolamo Mariani cioè Giovanni Battista, Domenico e Cristoforo per un novennio da principiare il 1° novembre 1753, per l’importo annuale di 400 scudi da pagare trimestre per trimestre anticipatamente la rata parte con tutte le condizioni stabilite nei precedenti contratti.

Il 13.3.1761 prot.649 del notaio Eugenio Agneni:

-affitto ferriere-

Il sig. Marco Filippo Cialli Ministro e procuratore della Marchesa Ginevra Muti-Papazzurri Sacchetti in questa città di Sutri aveva affittato in locazione le quattro ferriere poste nel territorio di Sutri, e denominate La Vecchia, La Nuova, La Lamiera e Il Destendino al sig. Cristoforo fu Girolamo Mariani   dimorante in Sutri, da principiare il 1° novembre 1762 per il periodo di anni 9, per il corrispettivo annuale di 410 scudi da pagare di trimestre in trimestre anticipatamente rata parte, con tutte le condizioni stabilite nei precedenti contratti.

Il 3.4.1770 prot. n.c.47 del notaio Giuseppe A. Subissi:

-affitto ferriere-

Il sig. Marco Filippo Cialli Ministro e procuratore della Marchesa Ginevra Muti-Papazzurri Sacchetti in questa città di Sutri aveva affittato in locazione le quattro ferriere poste nel territorio di Sutri, e denominate La Vecchia, La Nuova, La Lamiera e Il Destendino al sig. Cristoforo fu Girolamo Mariani   dimorante in Sutri, da principiare il 1° novembre 1772 e terminare il 30 ottobre 1780 per il periodo di anni 9, per il corrispettivo annuale di 410 scudi da pagare di trimestre in trimestre anticipatamente rata parte, con tutte le condizioni stabilite nei precedenti contratti. Il sig. Mariani ha fatto conoscere alla sig.ra Marchesa il discapito sofferto nel corrente novennio a causa delle passate carestie per le quali gli venisse incagliata la vendita del ferro. La sig.Marchesa deve dare all’affittuario il comodo della casa e del magazzino come presentemente ha e pagare l’annua pigione di 12 scudi.

L’11.5.1770 prot. n.c.47 del notaio Giuseppe A. Subissi:

Essendo conforme per la verità si asserisce che fin dall’anno 1733 la b.m. di Girolamo Mariani ritenendo in affitto sia le ferriere Camerali di Ronciglione che le tre ferriere di questa città di Sutri spettanti all’Ill.ma Marchesa Muti-Sacchetti convenisse con la Comunità di Sutri di pagare annualmente scudi 60 per la Gabella di Portonatico e Passo spettanti alla medesima per tutto il ferro lavorato non solamente fabbricato nelle ferriere di Sutri ma anche quello che avrebbe colà trasportato dalle contigue ferriere di Ronciglione e per essere questo l’ultimo anno del suo affitto con la Rev. Camera Apostolica con espressa condizione che da devisati Dazi di Portonatico e Passo restassero esenti, con tutti i compratori di tal ferro, a Lui stava a cuore di non sviare dal suo negozio anzi, in tal guisa facilitava l’esito di tal ferro, perché così e non altrimenti. Sia ancor vero che il sig.Cristoforo Mariani di lui figlio fin dall’anno 1756 pretendesse di non esser tenuto al pagamento delle divisate Gabelle non solo per la disposizione del chirografaro della santa memoria di Clemente XII segnato il 29.8.1739, ma molto più per la dubbia interpretazione dello Statuto nel quale credeva esso sig. Mariani che esente fosse da un tal pagamento di Gabella sul motivo di avere esso come Mercante forestiero ritenuto le sue merci ossia ferro lavorato in questa città di Sutri e suo territorio per il lasso di più e più anni , sormontanti questi gli anni 15 prescritti in questo Statuto, senza puto ladare, non godere tali privilegi quei Mercanti i quali delle loro Mercanzie ne fan pubblico negozio, come in tal caso né pur i propri cittadini, quali estraendo per negoziare e per altri goder non possono un tal beneficio di essere esenti come sopra, come pure perché il sig.Mariani credeva poter godere esso tutti i privilegi che godonsi detti Cittadini di questa Città di Sutri, il chè per parte di questa Comunità impugnatosi anzi dedottosi il tutto a giudizio formale avanti l’Uditore di Monsignor Tesoriere generale di nostro Signore, questo l’11.3.1758 ne promulgò sentenza favorevole per questa Comunità che fu indi confermata dalla prima Camera l’11.2.1769 come si dirà in seguito. Il sig.Mariani era pubblico negoziatore di ferro tenendo in Alma Città di Roma aperto un pubblico negozio. Successivamente la Comunità di Sutri ed il sig.Mariani pervennero ad un accordo per il pagamento della Gabella del Quarantuno ossia Portonatico e Passo. Il sig. Mariani doveva pagare tutto l’arretrato fino all’anno 1769 ammontante a scudi 300, inoltre annualmente scudi 60 se lavoravano tutte le ferriere ovvero scudi 40 se una delle 4 ferriere non lavorava.

Il 23.4.1779 prot. 660 del notaio Massimiliano Patricelli.

Il sigg. conte Giuseppe Cialli proprietario di un pezzo di terreno ad uso orto in contrada Santa Fortunata, il capitano Francesco Antonio Nesule proprietario di un terreno in contrada Fonte Sambuco e il sig. Vincenzo Nisi proprietario di un terreno in contrada Acquasona avevano fatto istanza al rev. Monsignor Giuseppe Muti-Papazzurri olim Casali di poter annacquare i propi terreni contigui le legate delle ferriere. Il Marchese aveva concesso la licenza di poter fare la parata dell’acqua al servizio dei terreni degli istanti nel solo giorno festivo quando le ferriere non lavoravano.

L’8.4.1780 prot. 660 del notaio Massimiliano Patricelli.

Il sig. Pier Luigi fu Girolamo Mariani da Ronciglione aveva acquistato dal sig. Pietro fu Francesco Massari, romano, un pezzo di terreno, parte tufarino parte nella valle in territorio di Sutri in contrada Rotoli della quantità di uno scorzo confinante con altri beni del sig.Massari e incontro alla fabbrica vecchia e rovinosa ad uso di molino da grano di proprietà del Rev. Monsignor Giuseppe Muti-Papazzurri olim Casali, per il prezzo di 10 scudi, per costruirvi un nuovo edificio di ferri da taglio o Destendino, il sito per il formone e sponda del canale per l’acqua del medesimo, il sito per una nuova legata da farsi appresso a detto nuovo Edificio con i suoi passi e stillicidi. Il nuovo formone che incanalerà l’acqua del fosso maestro deve essere lungo canne 20 circa, largo 1 canna, oltre le sue sponde, profondo in proporzione. Il sito della fabbrica sarà lungo palmi 80 e in larghezza palmi 50 non compresi i passi e stillicidi per la nuova legata da farsi appresso il detto nuovo edificio potrà estendersi in lunghezza palmi 40 e larghezza a proporzione, quale resterà appoggiata ai muri della vecchia fabbrica del molino da una parte e dall’altra appoggerà ai muri della fabbrica nuova.

Il 31.10.1780 prot.660 del notaio Massimiliano Patricelli.

-affitto ferriere-

Il 31.12.1779 il sig. Pier Luigi del fu Girolamo Mariani da Ronciglione aveva stipulato l’istrumento di affitto e locazione per 9 anni da iniziare l’1.11.1780 e terminare l’ultimo di ottobre del 1789 delle quattro ferriere spettanti all’ill.mo Monsignor Giuseppe Muti-Papazzurri olim Casali, per gli atti del notaio Michelangelo Clementi di Roma.

Il 6.2.1783 per atto del notaio Massimiliano Patricelli.

Avendo la santirà di nostro Signore felicemente regnante con motu proprio un data 9.4.1777 e con altro del 7 giugno del medesimo anno si degnasse abolire tutti i pedaggi e gabelle di transito e da ciò prendesse occasione il sig.Cristoforo Mariani già affittuario delle 4 ferriere di Sutri di sospendere indebitamente il pagamento della gabella di leva ossia d’estrazione del ferro che qui si fabbrica, pretendendo che coll’abolizione suddetta della gabella di passo e pedaggio venisse compresa anche la Gabella d’Estrazione, nonostante l’istrumento di transazione rogato dal notaio G.A. Subissi il 5.7.1770 nel quale il Mariani si obbligava di pagare alla Comunità scudi 60 annui qualora lavorassero tutte le quattro ferriere. Il sig. Pier Luigi Mariani fratello di Cristoforo nuovo affittuario delle ferriere suddette per un novennio già iniziato dall’1.11.1780, si era impegnato di pagare alla Comunità anche le somme che suo fratello doveva per la gabella di leva cioè scudi 40 all’anno per l’anno 1777, scudi 60 per l’anno 1778 altri scudi 60 per l’anno 1779 e scudi 60 per l’anno 1780 per un totale di scudi 220.

Il 19.11.1785 prot. 676 notaio Fabrizio Bruni.

Il Rev. Mons. Giuseppe Muti Papazzurri già Casali possiede in questo territorio di Sutri un Edificio ad uso ferriera con suo corso d’acqua, rifolta, magazzino, Carbonile e sito da gettare i Loppi ossia schiuma di ferro in contrada detta la Lamiera ossia Ramiera, presso i beni di Nicola Minati, strada pubblica che tende a Bassano di Sutri. Attualmente si stà fabbricando nel medesimo sito un nuovo forno da Ferro con i suoi necessari comodi, Carbonile più ampio, Magazzino , stanza per gli uomini, Piazza, strada per salire alle Medesime e altro necessario per lo scarico del carbone e vena per i quali comodi non essendo sufficiente il sito ed annessi del vecchio edificio, il Marchese aveva acquistato dal sig. Nicola Miniati una parte del terreno adiacente la vecchia ferriera per il prezzo di 15 scudi.

In un atto rogato il 17.6.1841 da Agostino Favelli, cursore, registrato a Ronciglione il 21.6.1841 al n.9466 volume 14.

Il Nobile uomo Conte Alessandro Muti-Papazurri avvocato Savorelli figlio del fu barone Niccolò Savorelli aveva preso possesso dei beni in Sutri del fu Marchese Antonio Muti-Papazzurri già Savorelli e fra i vari beni vi erano descritte le quattro ferriere cioè:

Ferriera Nuova in contrada Rotoli;

Ferriera Vecchia in contrada Le Prata;

Ferriera Lamiera in contrada Casa Cavalieri;

Ferriera il Destendino sotto il convento di San Giacomo.

Le quattro ferriere, attualmente per la natura delle lavorazioni in giacenza ritenute chiuse, erano affittate al sig. Pietro fu Matteo Notarangeli da Montecelli diocesi di Fondi.

In un atto del 31.12.1844 prot. 725 del notaio Luigi Patricelli:

I fratelli Don Vincenzo e Cristoforo fu Giovanni Battista Cialli concedevano al Marchese Alessandro Muti-Papazzurri già Savorelli figlio del fu Barone Niccola nobile romano e di Forlì, di far passare sul proprio terreno, sito in contrada Rotoli, le acque dirette all’edificio del sig. Marchese detto la Polveriera con Destendino per il compenso annuo di scudi 6.

Il Marchese si obbligava di costruire un ponte di legno per il passaggio dei bestiami da una parte all’altra del Prato dei sigg. Cialli e transitabile anche con carrozza inoltre, di costruire un canale di legno nel prato dei Cialli per le acque da una parte all’altra del terreno. Sarà obbligato il Marchese di permettere ai f.lli Cialli di prendere dalla Tromba della ferriera l’acqua per irrigare detto terreno, senza pregiudicare le lavorazioni degli edifici del Marchese. Si dichiarava che il fosso suddetto nell’alveo centrale presso la Gora della ferriera è di larghezza di palmi 20 e nel mezzo ossia di rimpetto le tre Grotte è di larghezza palmi 2.

 

Inventari delle ferriere del 24.10.1780

 

1) Ferriera Nuova- in contrada Rotoli:

Il Maglio con sua Incudine, la Boga in opera, due Alberghetti con otto Gammere e suoi piumaccioli in opera con due Ciocche, il manico del Maglio con sue vite, la Massa di Ferraccio che tiene l’incudine del Maglio in opera, il Ciocchetto con due Chiavettoni, l’Albero del Maglio con 15 cerchi di ferro con due Palmole e due Aguigli, la Ruota, la Guaina di ferro sotto la Tromba con sue staffe di ferro, il Lattaruolo con sua conversa, ossia Coperta e Giova, tre Pezzi, l’Ancora con tre pezzi di ferro, il Palo del mulotto con sua Bisciola, la Pertica del Maglio in due pezzi, la Catena da portar li Masselli al Maglio di sette pezzi, due Forbici del maglio, due Forbici da fuoco, il Palo da Leva, La Moja grossa, il Forbice del Mastro, la Moja da sgavezzare i Masselli, una Verzella grossa, La Mazza grossa a corda, La mezza Mazza, due Mazzole, un Martello, il tagliolo del Maglio, il Faglioletto a mano, il Palo ferrajolo, una Gavajnella da far bollire le Gomere, due Gavajne grosse per il Tagliolo, un Gavajnetto da Gomere, due Majettini, la Presa dell’occhio, una Verzelletta, il Riabolo, il Rampino, la Raspa da far sotto, il Bernazzuolo, la Raspa delle Migole, la Pala delle Migole, il Rappusello, la Tenaglia da arrotare, il Facchiaro, un lega fasci, un Spersello, un Alberghetto, un Incudine piana, una Spina per le Forbici, due Verzelletta, un Palo piccolo da Leva, una Mazza, una Pala della Poffa, una Presa del Massello senza massello, la Cassa, la Capra a due Corna, un Massello con sua presa, la Spiaggia del Fuoco con suoi rampini, cinque ferri per la stadera, una Accetta, un’Ascia, un Rastello con suoi denti di ferro, una Canna di ferro per il fuoco, il Caldaro di rame, un Incudine a due Corna, tre botticelli con quattro Cerchi di ferro per ciascuno, tre Casse de Cassari, il Boccolaro di rame, un Letto con banchi, tavole Pagliaccio, Materazzo, Coperta e Lenzuala, il Gammero, le Poffe dell’Usello, il Servitore.

 

2) Ferriera Vecchia -contrada Fucini o le Prata:

Il Maglio e incudine in opera, la Boga in opera, la Guaina per dar l’acqua al Maglio ed incudine in opera, le Ciocche in opera con sue catene, due Piumaccioli con i suoi Alberghetti di ferro, due vite per il manico del Maglio, la Massa in opera e il Ciocchello con due Chiavelloni, l’Albero del Maglio con n. 17 cerchi di ferro e due Palmole, la Rota e due Aguigli per l’Albero in opera, tre Forbici da fuoco, due Verzelle grosse, una Verzella piccola, il Palo da leva, il Paletto piccolo da Leva, il Forbice del Maglio, il Forbice del Mastro, la Moja di sgavezzare i Masselli, due Gavajni, un Gavajnetto da Gomere, un altro Gavajnetto per far bollire le Gomere, un Mojettino, il Palo Ferrajolo, la spina dell’Alborghetti, il Bernazzolo, due Mazzole, la Mazza a corda, il Tagliolo del Maglio, la Presa dell’occhio, il Giampino dei Masselli, il Riabolo, la Razza da far sotto, il Facchiaro e Stoppuzzella, la Pala delle Migole con sua rasparola, la Pertica del Maglio, il Lattarolo con sua conversa ossia coperta, due Alberghetti, un Incudine a due corna, due Pale della Poffa, un Tagliuolo a mano, una spiaggia sopra il fuoco con tre pezzi di ferro, due Poste dell’Usello, due Lega fasci, cinque pezzi di ferro per portare il Massello al Maglio, la Mira in cinque pezzi, un Massello in presa, la Canna del fuoco in tre pezzi con sua bocchetta, una Cassa con suo rampino da pesare, la Capra a due corna, tre ferri per la stadera, il Palo del Mulotto con sua Bisciola, quattro Gammere nell’Alberghetti dei Piumaccioli, la Sega con suo telaio di legno, una Accetta, un Merco, un letto con tavole, Banchetti, Pagliaccio, Materazzo, Coperte e Lenzuola, il Caldaro di Rame e Boccolare di rame, tre botticelli con quattro cerchi di ferro ciascuno, il Gammaro, una Vaschetta, un’Epula, una Gavajana del Vento, una Mazza grande, una spina di Forbici, un Zappone, due Curne, la Gavanna del Giovane, un Gavajanetto, la misura dell’Usello, il Servitore.

 

3) Il Destendino – nella strada romana sotto San Giacomo:

La Ruota con suo Albero e Ciocchello con undici cerchi di ferro, tre Palmole con suoi Chiavelloni, il Palo del Mulotto con sua Bisciola, due Ciocche e due Piumaccioli con suoi Alberghetti, quatttro Gammere, la Boga, due Verre, una Mazza, due Magli, la Pertica per dar l’acqua in due pezzi, il Forbice d’arrotare, due Gavajne, un lega Fasci, due Mojettini, un’altra Mojetta, una Mazzola, una Spina, due Mazzole da taglioli, un Bernazzolo, un Palo, un Incudine da Verzzelle, un pezzo di ferro da metter sotto la coda del Maglio, un pezzo di Lamiera da tener sotto l’incudine, una Mazza grossa, il Servitore e quattro Zappe, due Alberghetti, una Canna per il fuoco, un Trivello, un’Accetta, una Lettiera con tavole, Banchetti Pagliuccio, Materazzo, Coperta e Lenzuola, un Caldaro di rame, una Pala, un Incudine piana, un Maglio, un Boccolone di rame, un Botticello con quattro cerchi di ferro, una Capra a due corna, tre ferri per la stadera, la Raspa da far sotto, un Facchiaro, un Ascia e un Mojettino.

 

4) La Lamiera – contrada Casa Cavalieri:

Una Tromba per il vento con cinque cerchi di ferro, una Canaletta, L’Albero del Maglio con 16 cerchi di ferro con i suoi Aguigli e Palmole, le Ciocche con sue catene e due Piumaccioli son suoi Alberghetti, il Ciocchello con suoi Chiavelloni, il Mulotto con suo Palo e Bisciola, la Guajna con sue staffe di ferro, la Ruota, il Maglio ed Incudine in opera, due Forbici da fuoco, due Gavajnette da Gomere, due Gavajni, un Gavajnetto, il Tagliolo del Maglio, una Moja grossa, il Forbice della Brocca, il Forbice del Mastro, due Verzelle grosse, il Palo da Leva, una Mazza a corda, il Bernazzolo, la Presa dell’occhio, il Palo ferrajolo, il Riabolo, il Rampino dei Masselli, una Raspa da far sotto, una mezza Mazza, una Mazza, un Martello, la Pala della Poffa, un Majettino, tre lega fasci, un Taglioletto a mano, un Paletto piccolo, la Pala delle Migole con sua Rasparola, La misura dell’Usello, un Facchiaro, un Stoppusello, tre pezzi di catena da portare il Massello, il Compalio, tre pezzi di ferro per la stadera, la Spina delle Forbici, il Lattarolo con sua Conversa ossia Coperta e Giava, la Spiaggia sopra il fuoco con suoi rampini, un Incudine piana, quattro Rampini per arrotare il Massello in Presa, sette pezzi di Verzelle, tre ferri per mettere sopra il fuoco, la Pertica del Maglio in due pezzi, una Pala, un Trivello, una Canna per il vento di sue pezzi, un Accetta, un’Ascia, un Caldaro di rame, la Capra a due Corna, il Letto con tavole, Materazzo e Pagliaccio, Banchetti, Coperta e Lenzuola, tre botticelli cerchiati di ferro con quattro cerchi ciascuno, il Gammaretto, una Verzelletta, una Cassa da pesare il ferraccio, la Tenaglia da arrotare, due Poffe dell’Usello, due Alberghetti, una Zappa, la Moja dell’occhio del Maglio, la Mazza della presa, un Forbice da sgavezzare i Masselli, un’Accetta a mano.

 

 

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