La famiglia dei Luzi: i fasti, le ricchezze, la tragica fine

© Testo: Fiorella Proietti – Indagine archivistica: Luigi Zuchi -9.2012

 

Sutri – Cattedrale di S. Maria – epigrafe marmorea

 

Un giorno, durante una visita alla chiesa cattedrale di Sutri insieme a Luigi Zuchi, sul pavimento in prossimità del fonte Battesimale, un’epigrafe marmorea attira la nostra attenzione. Il tempo e il calpestio dei fedeli l’hanno molto degradata ma è ancora parzialmente leggibile, almeno quel tanto che ci permette di capire che essa si riferisce a qualche membro della famiglia dei Luzi. Luigi mi dice che la nobile famiglia dei Luzi è stata di grande rilevanza nell’ambito delle famiglie sutrine, specialmente nel periodo rinascimentale e questo ci spinge ad indagare sul contenuto dell’epigrafe. Per prima cosa verifichiamo se qualche autore ne abbia mai parlato. Troviamo che essa  viene citata da Ciro Nispi-Landi (Ciro Nispi-Landi, Storia dell’antichissima città di Sutri, 1887) il quale, con la fantasia che gli è propria, la “adatta” a suo modo riferendola addirittura ad una ristrutturazione della chiesa della Madonna del Monte (già S.Giovanni del Monte). In una tesi di laurea dell’anno accademico 1995-96 di Viterbo, la stessa iscrizione viene  invece datata tra il I e il II secolo d.C.

Per fortuna ci viene in aiuto Monsignor Giacomo Gentili (Giacomo Gentili, Memorie del borgo di Sutri, 1933), il quale ne riporta il testo per intero:

                                                   “JA. LUTIUS CAJACEN

ANTISTES FRATRI BENE

MERENTI ATQUE

 UNANIMI MOERENS POS.

Si tratta di una iscrizione funeraria  fatta apporre da Giacomo Luzi, vescovo di Caiazzo, in ricordo del proprio fratello Antonio, deceduto il 13 agosto 1490.

In verità Giacomo Gentili menziona una seconda iscrizione, oggi non più leggibile perché la lastra su cui era incisa sarebbe stata riutilizzata nel verso per accogliere un’iscrizione relativa  a Benedetto VII, già vescovo di Sutri,  murata  sulla porta della sacrestia della chiesa Cattedrale  sin dal 1891. Secondo quanto da lui riportato vi sarebbe stato scritto:

ANTONIO LUTIO SUTRINO

NOBILI LUTIORUM FAMILIA ORTO

ANIMI CORPORIS Q(UI) DOTIBUS ORNATISS(IMUS)

VIXIT ANNOS L MENSES III OBIIT

SALUTIS ANNO MCCCCLXXXX K(A)L(ENDIS)

SEPTEBR(IS) QUI DIES XVI ANTE ANNO

MARIANO LUTIO GERMANO

FATALIS ETIAM FUIT.

Ovvero traducendo:

 “ad Antonio Luzi (o Luzzi) di Sutri, nato dalla nobile famiglia Luzi, il quale ornatissimo di doti dell’anima e del corpo, visse anni cinquanta e mesi tre, morì nell’anno della salvezza 1490 alle calende di settembre, il quale giorno, sedici anni prima, fu fatale anche al fratello Mariano Luzi”.

 

A questo punto la curiosità aumenta, comincia la nostra indagine a ritroso nel tempo per scoprire chi erano veramente i personaggi di cui parlano le epigrafi. Luigi parte alla ricerca di documenti nei vari archivi in cui ci sembra plausibile poter trovare qualcosa. E’ veramente incredibile la varietà e la quantità immensa di notizie che si possono reperire su queste nobili famiglie di provincia. Si tuffa fra una selva di documenti cercando di ricostruire una sorta di crono-storia della famiglia dei Luzi e mi chiede di elaborare un testo che possa essere letto da chiunque sia interessato all’argomento. Non mi risulta facile però trascrivere tutte le informazioni che mi fornisce senza dare l’idea di un elenco lungo e noioso di nomi. Decidiamo comunque di correre tale rischio e di dar conto di tutte le notizie trovate, senza cercare di sfrondarle per rendere il testo più gradevole, affinchè possano servire da base a chiunque volesse approfondire la ricerca storico-archivistica su questa nobile famiglia. 

Cecco  Luzi (o Luzzi)

Siamo riusciti a risalire  al massimo fino al  26.2.1385, data del contratto di matrimonio tra  Cecco Luzi (figlio del fu Pietro), sutrino, con Donna Lorenza, (figlia del fu  Andreozzo Pucci) dei Signori del castro di Bassano (oggi Bassano Romano).

La dote conferita dalla nobil dama ammontava a 250 fiorini; se ne faceva garante il nobile Deodatuccio detto “Carcuni”, anch’esso di Bassano.

Dieci anni prima Cecco Luzzi aveva acquistato dal nobile Paolo di Gabriele Pierleoni (i Pierleoni venivano  anche detti “Arragiati” ) un palazzo nella piazza del foro (oggi Piazza del Comune), che pensiamo di poter individuare nell’attuale palazzo Mezzadonna.

Non abbiamo trovato altre notizie riguardanti la sua vita e le sue attività, ma soltanto il suo testamento rogato il 21 luglio del 1398, in cui chiede di essere sepolto a Sutri, nella chiesa di Santa Maria (l’attuale chiesa Cattedrale), nella cappella di famiglia, dedicata a sant’Angelo. Vuole che dopo la sua morte qualcuno vada a visitare le chiese di San Giacomo di Galizia (Santiago di Compostela) e di San Michele Arcangelo sul Monte Gargano. Nomina la moglie Lorenza usufruttuaria dei propri beni ed eredi universali i figli Telcio e Pietro. Morirà appena un anno dopo, nell’ottobre 1399, lasciando i figli ancora minorenni sotto la tutela della moglie.

 

Telcio e Pietro Luzzi

Non abbiamo altre notizie di Telcio, figlio di Cecco, forse morto prematuramente, ma sappiamo che suo fratello Pietro ha avuto tre figli: Mariano, Giacomo e Antonio.

 

 

Mariano e Antonio (citati nell’epigrafe) e Giacomo Luzi

Dei figli di Pietro Luzi riusciamo a raccogliere alcune notizie:

 

Mariano, (m.1474, come si evince dall’epigrafe di cui si è riportato il testo) era sposato con la nobil donna Paolina Cordonelli del castro di  Anguillara  dal cui matrimonio erano nati i figli: Lucrezia, Luzio (n.1468) e Alessandro.  

Lucrezia sposa nel 1481 il nobile dottore in legge Giovanni Francesco de Arcu (anche Arquanti). L’atto è stipulato nell’abitazione di Angelo,padre dello sposo, sita nella contrada di porta S. Pietro. La  lauta dote promessa, che ammonta a mille fiorini  non sarà mai integralmente versata dalla famiglia Luzzi e diverrà causa di controversie legali e discordie  che si protrarranno fino all’anno 1527.

 

Da questo matrimonio nasceranno: Girolamo, Campaneo, Dionia, Marzia, Lucia e  Leonora.   

 

Il fratello Antonio(m.1490) che, nell’aprile del 1467, aveva sposato la nobile Donna Latina Pierleoni, figlia di Paolo, lo ritroviamo fra gli atti del notaio Cobuzi, presso cui aveva fatto testamento il 28.5.1471. Anche lui chiede di essere sepolto, in caso di morte, nella solita cappella di famiglia, e poiché sua moglie è incinta predispone che venga costituita una dote, nel caso in cui il nascituro sia di sesso  femminile, oppure la sua eredità sia divisa fra i suoi due fratelli e il suo erede,  se di sesso maschile.

L’atto viene stipulato nella casa di Antonio (si tratta dell’attuale Palazzo Comunale), alla presenza di parecchi membri delle famiglie sutrine più in vista; ciò attesta l’elevata posizione sociale della famiglia Luzi. Ma Antonio vivrà ancora a lungo e vedrà nascere Isabella, la sua prima figlia, seguita da altri due figli maschi: Filippo e Tullio. Un secondo testamento viene dettato da Antonio il 12.8.1490, poco prima di morire,  per nominare usufruttuaria dei suoi beni la seconda moglie, la nobile Marta de Tartarinis  ed eredi universali i suoi due figli maschi, dopo aver costituito la dote per la figlia Isabella.

 

L’altro fratello Giacomo, dottore in diritto canonico e civile, sembra essere l’elemento di maggior spicco e prestigio dell’intera famiglia. E’ rettore della chiesa di San Lorenzo a Sutri  e viene nominato Vescovo di Caiazzo il 16.6.1480. Ricoprirà tale carica fino al settembre del 1506, data della sua morte. E’ un uomo sicuramente  di notevole spessore culturale; non a caso è lui a redigere la seconda edizione del  “liber pontificalis”, di cui si riporta la seguente scheda:

 

Pontificale romano di Giacomo Luzi e Johann Burkardt

 

 

Il pontificale romano di Giacomo Luzi:

Il Vescovo Giacomo Luzi è l’autore, insieme a Johann Burckard, della seconda edizione del “Pontificale Romano”, quella del 1497, nata per migliorare la precedente.

Il Pontificale è un libro liturgico che raccoglie gli “ordines” concernenti i riti presieduti dal Vescovo. Vi si trovano le preghiere per il conferimento degli ordini minori, per l’ordinazione dei sacerdoti, per la consacrazione dei vescovi  e anticamente per quelle dei re e degli imperatori. Inoltre i riti per la dedicazione di una chiesa e la benedizione di altari, cimiteri, arredi sacri ecc., per la benedizione di abati, per la consacrazione di vergini e vedove e per le benedizioni varie di persone, animali, luoghi e cose..

Nel sito ufficiale di centro culturale diocesano di Susa si legge:

Liber pontificalis emendatus diligentia reverendi in Christo patris domini Jacobi de Lutijs utriusque iuris doctoris episcopi Caiacensis et domini Joannis Burckardi Capelle S.D.N. pape cerimonia rum magistri – Impressus Rome: per magistrum Stephanum Plannck, sedente Alexandro VI pontefice maximo anno eius V. 1497. die xvi Augusti.

“Pontificale corretto a cura di D. Giacomo Luzi (o Luzzi) dottore in diritto canonico e civile, vescovo di Caiazzo e di D. Johann Burckard maestro di cerimonie di Cappella del Papa. – Stampato a Roma: dal maestro Stefano Plannck, durante il quinto anno di pontificato di papa Alessando VI il giorno 16 agosto 1497”.

Precedono il Pontificale due lettere, una di Jacobus de Lutiis (Giacomo Luzzi) a Raffaele Riario, l’altra di Agostino Patrizio a papa Innocenzo VIII, Testo stampato in rosso e nero recante anche notazioni musicali. Iniziali xilografiche. Il tipografo è uno dei più importanti protagonisti dell’editoria romana della fine del XV secolo.

 

A Sutri lo troviamo impegnato nella gestione dei beni di famiglia: nel novembre del 1490, in  qualità di tutore dei figli del suo defunto fratello Antonio, costituisce una società per la gestione quinquennale di una “aromataria”,  una sorta di farmacia-erboristeria,  posta nel borgo di Sutri,  di fronte a porta Franceta. Fra i soci compare anche il suo pupillo, il nipote  Luzio, figlio dell’altro suo  fratello,  Mariano. Viene associato anche Prospero del fu Nicola Mancinelli, speziale, il quale possiede la competenza tecnica per gestire al meglio l’attività della bottega. Nell’atto di costituzione societaria è specificato che detta’ “aromataria” debba avere lo stesso aspetto e le stesse insegne di quelle di Roma e che in essa debba essere presente ogni prodotto, proprio come avviene in città.  I proventi derivati dall’attività andranno suddivisi in tre parti: una parte al Vescovo (per conto dei nipoti Filippo e Tullio), la seconda a Luzio e la terza allo speziale, Prospero Mancinelli.

 

Giacomo Luzi doveva essere, comunque, nella Sutri dell’epoca, un personaggio di notevole rilevanza,  in  quanto si occupava  della rettoria di una chiesa e godeva  dei benefici di altre due, oltre ad esercitare la sua funzione di vescovo di Caiazzo e a portare avanti gli affari di famiglia, come abbiamo visto.  

Il suo decesso probabilmente avvenuto nella sua sede vescovile,  è richiamato in due atti notarili nel settembre e nell’ottobre  del 1506. In essi il Vescovo di Sutri,  Gian Giacomo Bruni, assistito dal Vicario, rev. Ambrogio Ladislai, rettore della chiesa di S. Giovanni del Monte di Sutri, appresa la notizia della morte di Giacomo Luzzi, provvede a nominare il nuovo Rettore della chiesa di San Lorenzo (La chiesa di S. Lorenzo si trova nella piazza del Foro, vicino all’arco), nella persona del presbitero Gabriele. Prende inoltre possesso dei benefici di cui godeva il defunto vescovo: i benefici della chiesa parrocchiale di San Giuliano (La chiesa di S. Giuliano si trova  in contrada Saccello, vicino alla chiesa di  S. Croce) e quelli della chiesa di Santa Barbara (La chiesa di S. Barbara si trovava nel castro di  Donazzano, oggi l’alta valle di Mazzano,  in territorio di Capranica).

Giacomo Luzi viene sepolto nella cattedrale di S. Maria, nella cappella di famiglia, ubicata vicino alla cappella di San Girolamo su cui aveva diritto di  patronato la nobile famiglia dei Moscardi.

La famiglia dei Luzzi sembra essere stata, a cavallo fra il XV e il XVI secolo, una delle più importanti e  illustri  famiglie sutrine. Dai documenti rinvenuti si può stilare un piccolo, sommario e certamente non esaustivo, elenco dei loro beni che serve, però, ad abbozzare una stima della ricchezza materiale di una nobile famiglia di campagna.

Essi possedevano almeno due grandi residenze nella piazza principale: l’attuale palazzo Comunale e il palazzo oggi detto dei Mezzadonna,  acquistato il 18.10.1375 da Cecco Luzi,  precedentemente appartenuto a Paolo fu Gabriele Pierleoni. Erano proprietari di varie case e botteghe ubicate nel Borgo, nella parrocchia di Santa Cecilia; tre case con terreni sul monte di San Giovanni (esclusa l’attuale Villa Savorelli) e la maggior parte della tenuta di Grassano con casa padronale, casali e torre.

 

 

 

Isabella, Luzio, Filippo

 

Seguiamo ancora le vicende della famiglia Luzi, finchè i documenti ce lo consentono, per ricostruire la sorte dei nipoti del Vescovo Giacomo, che  sempre si occupò di loro, facendo le veci dei fratelli defunti.

Per Isabella, figlia di Antonio, il 18.1.1491 è stipulato l’atto di matrimonio con il medico nobile Pietro Odeschi, figlio di Guidone di Capranica e di donna Pantasilea Pierleoni. La dote promessa, come per la cugina Lucrezia, ammonta alla considerevole cifra di mille fiorini. La stessa dote viene promessa l’11.11.1498 per le seconde nozze di donna Isabella, rimasta vedova, con Adriano, figlio di Leonardo Maristelli.

Filippo, figlio di Antonio, sposa, nel 1499, la nobile Isabella Anguillara, figlia di Evangelista di Sutri  e di donna Lucrezia Rocchi di Bracciano. Dal matrimonio nasceranno i figli Raffaele, Luzia, Giulia.  Filippo ha anche una figlia naturale di nome Ortensia. In seguito alla morte della moglie Isabella, Filippo si legherà alla nobile famiglia Moscardi, nel 1522, con un doppio matrimonio: egli sposerà donna Francesca Moscardi mentre la figlia Lutia si unirà ad Alessandro Moscardi, fratello di Francesca. I due matrimoni non dureranno molto. Un atto del notaio Pierleoni, rogato nel novembre del 1527, ci informa, infatti, del  quasi concomitante decesso di Filippo Luzzi e della sua giovane figlia Luzia, che moriva senza lasciare eredi. Da alcuni atti di locazione si evince che Filippo abitava nel palazzo che oggi è sede del Comune di Sutri.

 

Luzio, figlio di Mariano, aveva invece sposato la nobildonna Camilla Odeschi, figlia del giurista Guido Odeschi di Sutri, il quale è stato sicuramente un altro rilevante personaggio del fine secolo XV.  Era stato, infatti, nominato “auditore” della città di Spoleto il 28.9.1494 da Giovanni Borgia, governatore di quella città,  nipote di Papa Alessandro VI ma, quasi subito fu ucciso da un facinoroso spoletino. Gli Odeschi erano i proprietari della villa oggi denominata villa Savorelli, posta a ridosso dei possedimenti dei Luzzi  sul monte di S. Giovanni. Dal matrimonio di Luzio con Camilla Odeschi  sembra non  siano nati figli.

Ad ulteriore riprova dell’importanza della famiglia dei Luzi si può citare  un fatto abbastanza rilevante, riportato in alcuni documenti del 1494-95: Luzio Luzi  ha ospitato a dormire nella sua casa  il Re di Francia, Carlo VIII. Quella che, a torto, viene considerata “storia minore” si lega  qui con un evento di portata internazionale. CarloVIII, che avanzava delle pretese su Napoli, nel settembre 1494 iniziava quella rapida cavalcata attraverso la penisola che in poche settimane lo portava a Napoli, dando così l’avvio al predominio delle potenze straniere in Italia.

 

Raffaele  Luzi

Il 30.10.1527 il nobile Raffaele, figlio di Filippo Luzi, sposa donna Lucia de Arcu, figlia del fu Giovanni Francesco.  Questo contratto di matrimonio finalmente riporta la pace fra le due famiglie, Luzi e de Arcu, i cui rapporti erano da lungo tempo conflittuali per via del mancato versamento della dote di donna Lucrezia Luzi a Giovanni Francesco, come già detto. In questo caso la dote concordata è di 1.100 ducati ai quali si aggiungono venti vacche. A testimonianza del raggiunto accordo sono presenti: Giacomo Antonio Rogeri (che diventerà Governatore di Foligno), il dottore in legge Giovanni Mancinelli, Francesco Rogeri e Angelo Palozzi (detto del Turco).

Appena sette mesi più tardi, il 21.5.1528, Raffaele detta il proprio testamento al notaio, nel monastero di S. Giacomo a Sutri. In caso di morte egli desidera essere sepolto in Sutri, nella chiesa cattedrale di S. Maria, nella propria cappella di famiglia.  Lascia i 10/12 di tutti i suoi beni al monastero di San Lorenzo in Panisperna di Roma, dove è monaca l’unica sua sorella legittima e naturale, Giulia. Chiede solo l’impegno di provvedere al mantenimento, vita natural durante della zia, Ippolita Luzzi, tuttora vivente,  e la costituzione di una dote di 200 ducati per  Ortensia,  figlia naturale del padre Filippo (Ortensia sposerà  Pietro Rutili di Civita Castellana). I restanti 2/12 andranno agli eredi del ramo materno.

Come mai un giovane di appena 28 anni, in buona salute, decide di dettare le sue ultime volontà? Di solito ciò avveniva quando ci si apprestava a compiere un lungo viaggio, che comportava tali e tanti pericoli di ogni tipo da far temere per la propria sopravvivenza. In questo caso non si tratta di nulla del genere.

 

In un appunto del notaio Lorenzo Palitto di Civita Castellana forse troviamo la spiegazione. Vi si legge: 

 

“La domenica 10 di gennaio1529 Raffaele del signor Filippo  della città di Sutri fu catturato dal bargello e quasi subito impiccato alla finestra del palazzo del pretore; e così finì la vita col nodo scorsoio, lui che il 16 luglio del 1527 nella piazza del prato di Civita Castellana aveva ucciso Cencio di Andrea Fante Basso; nello stesso giorno era morto Angelo Rosa per un colpo di archibugio (sparato) dalla Rocca”.

Sembra quindi che il giovane Raffaele sia stato giustiziato!

Il giorno seguente la moglie, Lucia de Archu, non avendo figli, procede al recupero di parte della dote versata a favore del marito; viene così in possesso di alcuni immobili  intestati al defunto marito, tra cui la mola dell’Annunziata, posta nel borgo di Sutri in contrada Fellonica (oggi proprietà Perugini) e  una casa in Piazza del Foro in località detta faiola (oggi piazza del Comune).

La stessa donna Lucia, appena quattro mesi più tardi, il  28.5.1529, sposerà il nobile Polidoro Guerrini, figlio del fu Lombardozzo  di  Bassano. La dote garantita da Girolamo, fratello di Dna Lucia, ammonta a 1100 ducati.

(Polidoro Guerrini  era stato nominato notaio dal nobile Angelo Anguillara, del ramo di Capranica. Dal loro matrimonio nasceranno i figli Lucrezia e Tiburzio Bernardino).

 

I copiosi beni della famiglia Luzi, divenuti per disposizione testamentaria, di proprietà del monastero di S. Lorenzo in Panisperna,  saranno rivenduti. La tenuta di Grassano sarà acquistata dai nobili Farnese di Parma e Piacenza che a loro volta, in seguito la venderanno alla comunità di Sutri. Il palazzo, oggi sede Comunale, sarà acquistato da Agostino Cialli, fu Francesco e poi, in seguito ad un matrimonio, diverrà proprietà della nobile famiglia fiorentina degli Altoviti.

 

 

Angelo Rosa, morto tragicamente lo stesso giorno di Raffaele Luzi, sembra potersi identificare con un nobile capranichese, sposato con donna Laura Pierleoni di Sutri, dalla quale ha avuto due figli: Petronio e Sigismonda. Aveva fatto testamento il 16.12.1527, in Civita Castellana  proprio con lo stesso notaio Palitto, che  ha scritto l’appunto relativo alla morte di Rosa e di Luzzi. Anche la vedova di Rosa si sposa di nuovo, pochissimo tempo dopo la morte del marito, il 18.3.1529 con Riccardo Jannelli di Corneto (Tarquinia) residente in Sutri.

 

 

 

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