La Ferriera del nobile Francesco Rogeri a Ronciglione

© di Luigi Zuchi 10.2012

 

Sutri, arco di Via P.Manosio - stemma della famiglia Rogeri

 

Le ferriere, chiodarle ed edifici di lavorazione del rame, rappresentano nella Sutri rinascimentale il volano di un incredibile sviluppo economico e sociale sia della città che del suo Borgo. Sono di proprietà delle nobili famiglie sutrine che rispondono ai nomi dei Panalfuti, Maristelli, Rogeri e de Arcu (detti Arquanti),. Sono state progettate e costruite sul finire del 1480, su commissione delle nobili famiglie sutrine, da maestranze provenienti dal norditalia in particolare dalle città di Brescia, Bergamo e Pistoia. Le maestranze che lavorano in dette ferriere sono sempre del norditalia. La documentazione dell’archivio notarile sutrino ci fornisce l’ubicazione delle stesse: 1) in contrada il Destendino nel rio di Valle Capranica (sotto il convento di San Giacomo); 2) in località Monte Bono (detta Ramiera o Lamiera) nell’attuale strada che conduce a Bassano in contrada Casa Cavalieri; 3) in contrada Valle di Rotoli detta “ferriera nova”; 4) in contrada il Selcione o le Prata, tutt’oggi denominata la “ferriera vecchia”; 5) in contrada Fucini al confine con la contrada Acquasona detta anche “rota di fucini” 6) n.2 ferriere in località Grassano in contrada detta “rivo molini”. Le suaccennate prime 4 ferriere saranno operative fino al 1850 e risultavano, agli inizi del 1600, di proprietà dei marchesi Muti-Papazzurri poi Savorelli nobili romani e di Forlì ma residenti in Sutri nell’attuale Palazzo Comunale e in villa detta “Savorelli”.

La presente storia smentisce la notizia pubblicata da recenti autori di libri e pubblicazioni che collocano la decadenza economico-culturale del Borgo di Sutri e conseguentemente della Civitas dopo l’anno 1433.

Il nobile Francesco figlio di Rogerio Rogeri sutrino, possedeva agli inizi del 1500 la ferriera del Destendino e la ferriera posta in località Selcione ed una chiodarola posta nel Borgo di Sutri dopo il ponte di Sant’Andrea, oltre la locazione di una ferriera in Capranica e una in Vetralla. La materia prima per la lavorazione in dette ferriere proveniva da Corneto (Tarquinia) o Follonica poi da Santa Severa, Palo e Monteleone. Il prodotto finito di ferriere e chiodarle veniva venduto in Roma dove il nobile Francesco Rogeri possedeva una casa con 5 apoteche (negozi) e casuncola retro in regione Arenule nella via dritta che và a Piazza dei Giudei e altre due case in regione S.Eustachi.

Francesco Rogeri era nato a Sutri probabilmente nel 1490 da Rogerio figlio del fu Giovanni Colasenni Rogeri e madre Donna Nardule fu Cristoforo Piovini ed abitava in Sutri nell’antica contrada di Porta San Pietro oggi Piazza Cavour nel palazzo detto Mezzadonna a confine con la casa di Pietro Manosio e casa dell’arch. Pierfrancesco Florenzoli.

Il 26 dicembre 1500 prot.75 a rogito del notaio Simone Marri, il nobile Francesco figlio di Rogerio Rogeri, sposa la nobildonna Ippolita figlia del fu Giustiniano Rosifoli e madre nobile Donna Virginia del fu Francesco Abate Giovanni di castro Bracciano, nell’atto si cita “ambedue in pupillare età costituiti”. Atto in casa di Rogerio Rogeri, in civitate Sutri in contrada Porta San Pietro a confine con Ser Francesco Manosio via e altro lato, presenti i testi Ser Francesco Manosio, Sante Palozzi Zeccare e Angelo di Nicola Piovini di Sutri. Dal matrimonio di Francesco Rogeri e Ippolita Rosifoli nasce una figlia di nome Eugenia.

Il 31.12.1527 prot.169 a rogito del notaio G.B. Ladislai, il nobile Francesco Rogeri dopo la morte della moglie Donna Ippolita Rosifoli sposa la nobile Donna Girolama figlia del Domino doct. medic. Alessandro Spinosi di Sutri la dote è di 1.000 ducati. L’atto viene stipulato in castro Viani in casa del fu Giacomo Marangoni nel borgo di detto castro, abitazione attuale del doct. Alessandro Spinosi alla presenza di Ill.mo Onofrio Santacroce, domino e patrono dicti castri, civico romano e Dno Girolamo Capodiferro romano. In precedenza Donna Girolama Spinosi era sposata con il fu nobile Campaneo de Arcu sutrino e avevano un figlio di nome Giovanni Francesco. Dal matrimonio del nobile Francesco Rogeri e Donna Girolama Spinosi nascono i figli Rogerio, Sulpizia e Zenobia.

In un atto notarile del 2.3.1542 prot.247 del notaio Domenico Palozzi, sappiamo che il nobile Francesco fu Rogerio Rogeri è deceduto in Sutri gli ultimi giorni del febbraio 1542, dopo che aveva dettato il proprio testamento rogato dal notaio Marcello Farinacci di Roma il 30.1.1542.

In questa occasione parleremo della ferriera di Ronciglione di proprietà di Francesco Rogeri, riservandoci in futuro di notiziarvi sulle altre.

Il 9.3.1519 prot.167 per atto a rogito del notaio Giovan Battista Ladislai di Sutri, il sig. Jacobuccio di Giovanni Jacobucci di Ronciglione affitta una sua ferriera con masserizia, posta in Ronciglione in contrada megari al nobile sutrino Francesco di Rogerio Rogeri, per la durata di 4 anni, a partire dal prossimo settembre, per il corrispettivo di 35 ducati annuali. Atto stipulato in Borgo Sutri in apoteca eredi Giustiniano Rosifoli presenti i testi Floravante Angelo, Francesco Ferruzzo, e Rubeo Mulioni lombardo.

L’11.2.1520 prot.167 sempre a rogito del notaio G.B.Ladislai, il provvido uomo Jacobuccio fu Giovanni Jacobucci vende la sua ferriera in Ronciglione in contrada megari, per il prezzo di ducati 430 al nobile sutrino Francesco di Rogerio Rogeri nei seguenti termini: -versamento immediato di ducati 220, in tale somma è computato l’importo di 60 ducati a suo tempo versati da Francesco Rogeri in conto affitto nell’atto del 9.3.1519; -ducati 70 da pagare alla prossima Pasqua; - ducati 100 a Natale prossimo e il saldo a Pasqua del 1521. Atto stipulato nel Borgo Sutri, in apoteca eredi Giustiniano Rosifoli presenti i testi Andrea Felice Celluzzi e Felice Tentapesce.

Il 20.3.1520 prot.167 per atto del notaio G.B.Ladislai, il nobiluomo Francesco Rogeri stipula una convenzione con il magistro Brunetto abitante in castro Ronciglione per fare uno stabile per tenere bestie equine al confine con la propria ferriera, in contrada megari, per una lunghezza di tre canne ogni vano con tre camere e altitudine di palmi 11 al primo solaio e dal primo solaio in alto palmi 12. Promette detto magistro Brunetto di fabbricare un carbonile per tenere il carbone largo 2 canne e alto 3 canne. Inoltre si impegna a fabbricare dentro la ferriera una camera di lunghezza una canna e altezza 2 canne. Il magistro Brunetto promette di completare gli stabili per il prossimo mese di maggio. Francesco Rogeri si impegna di dare la legna necessaria a coprire detto stabile e carbonile. Tali opere il magistro Brunetto promette di farle per il prezzo di 45 ducati e quale anticipo il nobile Francesco Rogeri gli concede 10 ducati. Atto in Borgo Sutri, in apoteca eredi Giustiniano Rosifoli presenti i testi Bonanno Basili e Francesco Ferruzzi di Sutri.

Il 18.4.1521 prot.168 per atto a rogito del notaio G.B.Ladislai, il nobile Francesco Rogeri aveva saldato l’importo di 430 ducati per l’acquisto della ferriera di Ronciglione in contrada megari, a favore di Jacobuccio Jacobucci. Contestualmente si stabiliva una penale contro il venditore di 100 ducati se non avesse rispettato i patti contrattuali. Tale penale per metà era a favore del Cardinale Alessandro Farnese (domino di castro Ronciglione) e la residua metà a favore del nobile Francesco Rogeri. Atto in Ronciglione in casa di Jacobuccio Jacobucci vicino al ponte di detto castro presenti i testi Domenico Faellis e Felice fu Ippolito Busse di Ronciglione.

Il 17.5.1521 prot. 168 del notaio G.B.Ladislai, il nobile Francesco Rogeri acquista da Domenico di Ludovico Riboldi di Carpi con consenso della moglie Donna Lucrezia di Ronciglione (bene dotale della moglie) una possessione vineata in castro Ronciglione in contrada Monte Tosti. L’atto viene rogato con il consenso e volontà del Domino Giovanni Battista Zefiro di Lugnano ed al presente Castellano di Ronciglione e Commissario e procuratore del Rev. Cardinale Alessandro Farnese, per il prezzo di 40 ducati. Atto in albergo del Leone in burgo di Ronciglione presenti i testi Angelo Busse e Giovanni Scinnizero ospite.

Il 30.1.1522 prot.168 not.G.B.Ladislai, il nobile Francesco Rogeri acquista da Giovannetto Costituti di Caprarola, unitamente ai fratelli Antonio e Gabriele, n.2000 passi di legno, per fare carbone per le sue ferriere, di cui 1400 passi di castagno e 600 passi di faggio, da consegnare nella propria selva in Caprarola per il costo di 100 ducati (passi o pasi =unità di misura della legna). Atto in borgo di Sutri, in apoteca eredi Giustiniano Rosifoli presenti i testi Battista Angelo e Domenico detto Spicchiarole.

Il 19.4.1528 prot.169 not.G.B.Ladislai, il nobile Francesco Rogeri è fittuario della tenuta di Vico unitamente agli eredi di Ser Cecchi di Ronciglione e concede a Antonio Cola Neri e Battista Angeli e Giovanni Pizzicagne di Ronciglione di pescare giornalmente le scardafe nel lago di Vico fino al giorno di San Giovanni prossimo futuro per il prezzi di sette bolognini e mezzo la scardafa. Atto in Sutri in contrada Porta San Pietro in casa del Dno Giacomo Antonio Rogeri presenti i testi Giovanni Pietro Orlandi e Filippo Rofoli.

Il 29.6.1534 prot.170 a rogito del not.G.B. Ladislai, il nobile Francesco Rogeri dona e concede a Pasquino fu Mariano di Calcinaia, diocesi di Fiesole, una possessione alberata e vineata posta nel tenimento di Vico in contrada Monte Tosti, censuata Rev. Cardinale Alessandro Farnese domino del tenimento di Vico. Contestualmente detto Pasquino si impegna a restituire la possessione dopo la sua morte. Atto nel Borgo della città di Sutri, in apoteca del nobile Francesco Rogeri, presenti i testi Giuliano sarto di Gallese, Pietro Spicchie Saba, Pasquale Guidarelli e Domenico Alessandrini.

Il giorno 11.11.1541 prot.191 a rogito del notaio Paolo Pierleoni, il nobile Francesco fu Rogerio Rogeri vende a Dno Marco fu Ser Antonio di Ronciglione un edificio per la lavorazione del rame detto volgarmente “Battiraminis” posto in territorio del castro di Ronciglione vicino la ferriera di proprietà del Duca di Ronciglione a confine con Giovanni di Picto di detto Castro, rivo dell’acqua e altro lato, per il prezzo di 200 ducati da pagare in quattro rate annuali da 50 ducati ad ogni Natale. Il puntuale pagamento è garantito da Giuliano e Antonio fratelli di Ser Marco. Atto in Sutri in contrada Porta San Pietro in casa del Domino Francesco Rogeri a confine con Donna Lucrezia Florenzoli, presenti i testi Stefano fu Felice Stefani e Pietro Antonio fu Arcangelo Vetule.

Il 5.9.1542 prot.247 a rogito del notaio sutrino Domenico Palozzi, la nobile Donna Girolama Spinosi vedova di Francesco Rogeri, quale tutrice dei propri figli affitta la ferriera di Ronciglione e le ferriere di Sutri, una in localita Destendino ed una in località le Prata oltre la chiodarola posta nel borgo di Sutri dopo il ponte di S.Andrea, a Sonzino fu Pietro Jacci di Camerino, abitante in Sutri per la durata di tre anni per il prezzo di 150 scudi ogni anno. Atto stipulato in Sutri, in contrada Porta S.Pietro in casa del fu Francesco Rogeri a confine con Donna Lucrezia Florenzoli, presenti i testi Cento magistro Nardo de comitato de Siena e Francesco q.Domenico de Casentino detto Checco.

In un atto del 2.8.1549 prot.254 a rogito del notaio Domenico Palozzi, la ferriera di Ronciglione di proprietà del fu Francesco Rogeri, in contrada megari, era stata requisita dalI’ill.mo Domino Orazio Farnese e affittata al commerciante Tommaso Cavalcanti fiorentino. In seguito alla supplica rivolta all’Ill.mo Orazio Farnese Duca di castro Ronciglione da parte di Donna Girolama Spinosi e dal figlio Rogerio Rogeri, tramite il nobile Pietro Paolo Spinosi famoso giurista e fratello di Girolama, era stata restituita al nobile Rogerio fu Francesco Rogeri, per mezzo dell’ill.mo Dno Cesare di Beneinbene nobile romano vicario di Orazio Farnese. Atto in Ronciglione sutrina diocesi, in Arce Ronciglioni residenza del Vicario del Duca, presenti i testi Ser Francesco Buboli e Ser Neapoleo fu Zaccaria Pavoni farmacista di Ronciglione.

Il 4.11.1553 prot.279 a rogito del notaio Domenico Palozzi, il nobile Rogerio fu Francesco Rogeri di anni 17 con la presenza della madre Dna Girolama Spinosi, con l’autorizzazione del luogotenente Galeotto Buldino di Montalcino rappresentante del Cardinale Giovanni Morone Governatore perpetuo di Sutri, aveva venduto la propria ferriera in Ronciglione in contrada Megari, in parte rovinata e disgregata, alla Ill.ma Donna Girolama Ursini in Farnese duchessa di Parma e Piacenza, in persona di Roberto Gentilucci fiorentino suo agente al presente residente in Ronciglione. Tale vendita doveva essere ratificata dalla Duchessa entro un mese. Il prezzo della ferriera era di 250 ducati da pagare in quattro anni. Atto in Sutri, in casa di Rogerio Rogeri, in contrada Porta S.Pietro al confine con Dna Lucrezia Florenzoli, presenti i testi Giacomo Avari medico di Sutri e Ser Pierarcangelo Lario di Calvi.

Il 6.11.1553 prot.279 a rogito del notaio Domenico Palozzi, ill.ma Donna Girolama Ursini duchessa di Parma e Piacenza, in presenza di Rogerio Rogeri e della madre Dna Girolama Spinosi ratificava la vendita della ferriera di Ronciglione alle condizioni stabilite dall’atto del 4.11.1553. Atto in castro Capodimonte, diocesi di Montefiascone, al presente residenza dell’Ill.ma Duchessa Girolama Ursini presenti i testi Ser Vincenzo Bonsignore romano abitante in Valentano e Dno Vincenzo Gattuzzi e Francesco fu Pacifico Omacci di castro Gradoli.

In un atto notarile del 22.1.1763 prot.642 del notaio Cesare Ferraioli, sutrino, la ferriera di Ronciglione in contrada megari viene così descritta:

a richiesta del sig. Cristoforo Mariani subaffittuario della ferriera Camerale di Ronciglione in contrada di Megaro in Rio Vicano:

“pervenuto io notaio nella ferriera suddetta di Megaro nel rivo Vicano di questa città di Ronciglione, posta lontano dalla città circa mezzo miglio, sopra la fabbrica della Pannina spettante ai sigg. Giuseppe Berti e Stefano Cencelli si è ritrovato in essa un solo e unico foco ad uso di cuocere ferro, con tutti gli ordegni necessari per detta ferriera, cioè un maglio che presentemente lavora, altro manico di maglio dismesso, un albero per detto maglio, tre ciocche e nell’albero suddetto quattro palucche di più per servizio del maglio da Destendino, cesa e altri stigli manuali per uso della ferriera suddetta né altro ritrovato dentro detta ferriera. Al di fuori di detta ferriera, a mano dritta verso il fosso vi è la ruota con suo canale a caduta d’acqua che fa girare l’albero del maglio come sopra espresso. Presenti i testi Dno Crescenzio Mariti figlio di Angelo Antonio di Ronciglione e Dno Antonio Campanella romano”.